Avete mai pensato come sarebbero i personaggi delle fiabe più famose se vivessero ai tempi nostri e, soprattutto se parlassero in dialetto? È quello che ha provato a fare il G.A.T. (Gruppo Artistico Teatrale di Palese) con la Favola Schecchiàte sul palcoscenico piccolo ma accogliente del Teatro Magrini presso la Parrocchia San Michele Arcangelo di Palese a Bari nelle giornate del 14, 16 e 17 febbraio. La commedia, che vanta numerose rappresentazioni e imitazioni anche televisive è stata scritta nel 1998 dal regista e protagonista principale, Gianni Serena, prova a mescolare alla rinfusa e in un modo geniale i personaggi delle fiabe più famose che hanno popolato il mondo delle fantasie e dei sogni dei bambini facendoli “uscire” dalle fiabe canoniche per subentrare, in modo invasivo e divertente in un’altra storia. Così i personaggi passano da una storia all’altra cercando “rubare” il ruolo degli altri protagonisti. Il risultato è una “favola schecchiàte”, letteralmente senza senso ma che cattura coi suoi modi popolari e la sua familiarità. Un mélange sui generis che ha catturato l’attenzione del pubblico trasformandola in risate, vere, spontanee. Le risate di quegli adulti che ricordano le vecchie favole, l’età fanciulla quando si leggevano le fiabe a letto prima di dormire. L’autore, per bocca dei due messaggeri che aprono il prologo, dedica la Favola Schecchiàte soprattutto ai bambini di ieri che vorrebbero ripescare il “fanciullino” dell’infanzia, quello dal cuore leggero che fa sognare. Prova ben concepita dagli attori Gianni Serena, Dino Maiorano e Pino Robles che vestono i panni di Pinocchio/Biancaneva, la Fata Turchina/la Strega Cattiva e Cenerentola che si spartiscono i due atti a suon di motti “palesini” dall’intercalare pugliese con modi di fare e toni tipicamente meridionali. Uno spettacolo da vedere per lasciarsi trasportare in un’atmosfera fatata mai vista prima.
Giuseppina Raco