Si è concluso il campionato di serie A, e dopo le tristi vicende del 2006, la Vecchia Signora è tornata a calcare il palcoscenico, da protagonista. Una straordinaria ripresa, un ritorno in grande stile di chi ha sbagliato, ha pagato ed è tornato, dopo molti ostacoli, a stregare il cuore dei tifosi, a rianimare la curva, a segnare ancora. Non solo: la Juve si laurea, per la trentesima volta sul campo, per la ventottesima volta, in realtà, campione d’Italia, siglando la vittoria con un nuovo record. Ha, infatti, terminato il campionato imbattuta, un’autentica corazzata guidata dal tecnico Antonio Conte. Finisce così, Juventus – Atalanta: 3 a 1 per i bianconeri. Il fischio finale è il segnale: un boato, immenso. È il momento delle lacrime, degli abbracci, dell’euforia di chi per sei anni ha sopportato, ha stretto i denti ed è andato avanti, sempre fedele alla squadra del cuore. Lo sa bene, Alessandro Del Piero che ha definito quest’ultimo “uno scudetto particolare.” Lui, che sei anni fa non ha abbandonato la squadra, che non ha esitato a seguirla in serie B, che tante, troppe volte era stato dichiarato “finito”.
Lo Juventus Stadium, ieri, era tutto per lui. Il capitano. La firma dell’ultimo capitolo di un libro durato 19 anni. Del Piero ieri ha calpestato per l’ultima volta l’erba dello Juventus Stadium, i tifosi gli hanno tributato una standing ovation di 16 minuti e lui si è commosso. Uno dei momenti più belli e toccanti, uno di quei momenti che fanno bene al calcio italiano: la partita è ferma, non ci sono più maglie; tifosi, compagni ed avversari in silenzio applaudono “il giocatore di tutti”, un pezzo di storia, non solo della Juve, ma del calcio italiano, che finisce. Una delle bandiere, delle personalità più importanti, uno dei maggiori talenti espressi dal calcio nazionale, termina così la sua lunga avventura bianconera, con il più umile degli inchini, con le braccia alzate, a ringraziare coloro per i quali ha giocato, si è battuto per 19 anni. Esce dal campo salutando gli “amici” della curva, i compagni, abbracciando gli avversari, modello da seguire in campo e fuori, con un fardello sulle spalle di 704 presenze e 289 goal, sempre dalla stessa parte. Sempre con la stessa maglia numero 10.
Ha fatto la storia della Juve, Alessandro Del Piero. Il suo esordio in maglia bianconera è datato 1993, da quel momento, un susseguirsi di vittorie, una scalata verso il successo che ha fatto di lui uno dei marchi del bel calcio italiano. Ma non sono mai stati i numeri a parlare per lui, non sono i gol segnati o le presenze sul campo ad aver reso Del Piero il simbolo che è diventato. Il simbolo dello sport più bello del mondo, quello sport in cui le squadre dovrebbero incontrarsi e non scontrarsi; quello sport fatto ancora di sudore, di fatica, di gioia, di pianti, di commozione. Tutto ciò che il calcio, oggi, più non è. Il modello di Alessandro Del Piero, fedelissimo e leale capitano che non abbandona la squadra, nemmeno se affonda nella putrida palude dello scandalo, che antepone i colori al guadagno, i tifosi a se stesso, è lontanissimo da ciò che vediamo ogni domenica. Da ciò che ascoltiamo il lunedi nelle cronache sportive.
Del Piero è stato il capitano della squadra e dei suoi tifosi e le bandiere, si sa, suscitano una grandissima riconoscenza nella gente. Al calar del sipario su questo meraviglioso capitolo sportivo, domenica, nessuno ha trattenuto le lacrime.
Colpisce, in un’epoca in cui non ci si commuove più, in cui non si è più parte di qualcosa, in cui tutto ci appartiene ma nulla ormai è più Nostro, vedere i tifosi, quelli veri, quelli con la “T” maiuscola, quelli in lacrime in curva, stretti alla sciarpa della propria squadra. Lontani anni luce, quei tifosi, da scommessopoli, dalle minacce, dalle estorsioni, dalle partite truccate. Da quel calcio sporco, mercenario, quel calcio che ormai non è più sport, è guadagno.
Tutte le belle storie, però, purtroppo, vanno incontro ad un epilogo. Ma la storia di Del Piero, i tifosi tutti,non potranno mai dimenticarla. Una storia pulita, onesta e significativa. Una storia di una passione infinita, di un talento naturale, una storia d’amore leale. I tifosi bianconeri ringraziano il loro capitano e, mescolando gioia e dolore, intaccando la felicità per lo scudetto, salutano la vera bandiera della squadra.
Che, dopo tutti i titoli, le vittorie, le sconfitte, i goal, le coppe e le conquiste li ringrazia con una lettera aperta: “Più di tutto… C’è quello che mi avete regalato in questi 19 anni. Sono felice che abbiate sorriso, esultato, pianto, cantato, urlato per me e con me. Per me, nessun colore avrà tinte più forti del bianco e nero. Avete realizzato il mio sogno. Più di ogni altra cosa, oggi riesco soltanto a dirvi:
GRAZIE. Sempre al vostro fianco. Alessandro”.
Cala il sipario, dunque, su 19 anni in bianconero all’insegna di un minimo comune denominatore: la Correttezza.
Chiara De Gennaro