Non mi piace esprimermi a caldo, amo piuttosto tacere davanti a fatti importanti. Preferisco riflettere e magari soffermarmi non tanto sugli episodi, piuttosto sul perché dei fatti.
E’ il caso degli scontri fra gli studenti e le Forze dell’Ordine durante le manifestazioni di protesta contro i tagli alla scuola e le misure di austerity imposte dai Governi europei. La piazza ribolle, gli studenti insorgono, le Forze dell’Ordine reprimono. Ho visto foto e video raccapriccianti. Studenti colpiti da tergo, insanguinati, pestati a calci e manganellate in faccia. Studenti schierati a “testuggine” e agenti contusi. Scene da guerriglia urbana. E poi quei lacrimogeni lanciati dalla sede del Ministero della Giustizia sulle teste degli studenti privi di maschere, caschi e scudi. Giovani inermi che transitavano in via Arenula a Roma sotto una pioggia di candelotti fumanti assolutamente incomprensibili.
Chi sono i responsabili? Chi ha ordinato di sparare i fumogeni sui giovani in protesta?
Il Ministro Severino, visibilmente imbarazzata, promette indagini per ricostruire la verità.
Ma quale verità?
Quella che faccia luce su chi ha materialmente esercitato un abuso di potere, oppure quella che racconti il perché si voglia reprimente la protesta giovanile?
Bene ha detto il Ministro Cancellieri quando ha dichiarato : “I poliziotti responsabili di abusi verranno puniti. Questo per rendere onore e merito agli altri loro colleghi, che sono la maggioranza e nei cui confronti è necessario che tutto il Paese nutra il rispetto democratico che meritano”. Ha ragione. Nessuno delegittimi il ruolo istituzionale delle Forze dell’Ordine. Questo sarebbe un errore gravissimo, soprattutto nell’attuale momento storico.
Il punto non è questo. Accendere i riflettori, anche giornalisticamente parlando, sugli scontri e sulla violenza, trasla l’attenzione dell’opinione pubblica dai contenuti della protesta alla sua forma, anzi li oscura. In questo modo si perde di vista il significato stesso della protesta e non si fa un gradito omaggio alla verità. Credo che più d’uno in Italia, oggi, in malafede, desideri questo.
Ma il significato della protesta non può essere nascosto. Il malcontento c’è, la sofferenza è evidente, la piazza vibra. E’ necessario che le Istituzioni ascoltino il disagio e dialoghino con i giovani. E’ indispensabile che la classe politica prenda atto delle legittime istanze e cerchi soluzioni possibili. Non è difficile. Basta volerlo. Del resto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolgendosi agli studenti ha dichiarato: “Fate valere le vostre legittime proteste, ma con il massimo sforzo di razionalità perché solo così potremo portare il Paese fuori dalla crisi”.
E’ proprio come dice il Presidente: saranno i giovani a portare il Paese fuori dalla crisi. Giovani preparati, colti, pregni di idee, che vogliono studiare in scuole attrezzate, accoglienti e con docenti sereni e preparati. Saranno proprio le nuove generazioni a decretare un nuovo Risorgimento Italiano, proprio quelle schiere di ragazzi che in questi giorni s’intende far tacere.
E’ finito il tempo della violenza e di chi intende strumentalizzarla per soffocare la voce di chi soffre e sta male! Non ci crede più nessuno. Piuttosto, dobbiamo cercare insieme, attraverso il linguaggio della pace e del dialogo, la soluzione ai problemi dei ragazzi del nostro tempo. La protesta esige la nascita di un tempo nuovo, di un tempo pieno di speranza perché in fondo, se ci pensate bene, sono proprio le ragazze e i ragazzi di oggi il vero sogno italiano.
Antonio Curci
Per completezza d’informazione ci sembra giusto comunicare che al momento della scrittura dell’articolo non era nota la perizia dei Carabinieri del Racis in merito al lancio del lacrimogeno nei pressi del Palazzo di Giustizia. La Notizia è stata pubblicata in data 17/11/2012 (cfr. La Perizia dei Carabinieri: “Lacromogeno sparato da terra”).