Fa un certo effetto, osservare le immagini che ritraggono un’emozionatissima Patti Smith, conosciuta anche come la “sacerdotessa del rock” o “poetessa del punk”, stringere la mano a Papa Francesco.
L’artista newyorkese, vera e propria icona della controcultura americana degli anni 60-70 al pari di Janis Joplin o Jim Morrison, è a Roma per partecipare ad un Festival a lei dedicato e non si è lasciata sfuggire l’occasione di incontrare il Pontefice, recandosi all’udienza di oggi, in Piazza San Pietro.
Certo, la cosa non dovrebbe meravigliare più di tanto, ricordando la parabola umana e artistica della cantante-poetessa che, figlia di una testimone di Geova, ha sempre vissuto l’arte come un mezzo per tendere verso l’assoluto, sublimando la realtà materiale, e ha conferito ai suoi lavori, specialmente gli ultimi, una forte impronta di misticismo; i suoi testi sono intrisi di riferimenti biblici, soprattutto salmi, ma anche citazioni da San Paolo. Ed è passato alla storia un suo gesto, durante il primo concerto italiano (a Firenze) nel 1979, quando dal palco omaggiò Papa Luciani, da poco scomparso, di cui si dichiarò grande ammiratrice.
Ma parliamo pur sempre della “maudit” del rock’n’roll (fece molto scalpore il suo scabroso “rapporto a tre” con Allen Lanier dei Blue Oyster Cult e Tom Verlaine dei Television, immortalato nel brano “We three”), di colei che ringhiava nel microfono “i miei peccati mi appartengono” e “Gesù è morto per i peccati di qualcun altro, non per i miei” (“Gloria”, dall’album Horses). Di certo, i numerosi lutti di cui è costellata la sua vita (il fratello Tod e l’amato marito Fred, cui dedicò la splendida “Frederick”, morti a un mese di distanza nel 1994) devono averla interrogata sul senso dell’esistenza, avvicinandola ancor più alla spiritualità. Ma che cosa ne pensa del nuovo Papa?
“Papa Francesco mi piace molto,” ha detto l’artista. “Certo è presto per giudicare, io non sono cattolica e quindi vedo le cose senza il peso dei dogmi, ma trovo bello e coraggioso aver scelto un nome che rappresenta l’umiltà, la rinuncia al materialismo, l’attenzione per la natura,” ha aggiunto.
Chissà, azzardiamo, se l’elezione di Bergoglio, ovvero di un Papa vicino ai poveri e “rivoluzionario” (nel senso di riformatore, innovatore), al soglio pontificio, non abbia conquistato il cuore di colei che cantava: “noi possiamo rivoltare il mondo / noi possiamo dare il via alla rivoluzione sulla terra / noi abbiamo il potere / la gente ha il potere”.
nicola papa
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