MONDO – L’insuccesso in giovani e adulti è spesso associato alle scarse opportunità che lo Stato offre e alla teoria del ‘mi accontento’ , come scusante.
Con questo non si intende essere superbi, ma il desiderio di sentirsi vivi.
Oggi vi proponiamo una lettera di una nostra lettrice che ha preferito restare anonima.
”Oggi sono triste. Oggi sono triste e disillusa. Oggi sono triste disillusa e arrabbiata. Sì, arrabbiata. In realtà sono anche stanca di aspettare treni che non arriveranno mai o che non prenderò. Lo so, questa roba è da scrittori, ma oggi mi va di scrivere così. Mi va di dirvi che se avete 19 anni e vi sentite incompleti, questa è la lettera che fa per voi. Anche se ne avete 50, perché la piena soddisfazione di sé non si ha nemmeno alla soglia della ” mezza età”. Ho appena assistito alla presentazione di un libro di poesie di una scrittrice emergente, ma sono scappata. Si parlava di sogni e di come li stia realizzando. Di quanto i suoi genitori e la gente attorno a lei abbia creduto in ciò che faceva e che continua a fare. Un bel messaggio di speranza se non fosse che queste sono storie eccezionali di chi ce l’ha fatta, mentre gli altri vengono respinti sempre più nell’ombra. E io voglio parlarvi e parlare a me stessa proprio del contrario di tutto ciò: la quotidianità.
L’ Homo cotidianus vive alla giornata e il progetto più ambizioso che fa è quello di recarsi al supermercato più vicino per far la spesa perché “altrimenti che mangiamo?”;raramente pianifica viaggi a lunga distanza o quando lo fa è perché ha trovato un lavoretto per mantenere se stesso e prole al seguito.