Nell’ambito del progetto Martina voluto dai Lions sull’informazione ai giovani nelle scuole per la prevenzione dei tumori, stamattina ero al liceo scientifico “Fermi” per parlare agli studenti. Nessuno ad accoglierti, l’auditorium non segnalato, incontro uno studente e gli chiedo dove sia l’incontro. Il ragazzo mi dice che lì c’è una conferenza sulle cellule staminali. Io gli rispondo che è sui fattori di rischio dei tumori, sulla prevenzione, ma lui vuol sapere che cosa pensi di Vannoni, del programma “le iene” ma gli preannuncio che avrei fatto cenno all’argomento.
La mia relazione sui tumori del collo dell’utero sull’Hpv inizia con un cenno sulle cellule staminali come emblema di disinformazione sulla scienza, così come tante notizie distorte che giungono ai nostri preziosissimi figli. Siamo alla fine delle varie relazioni,. Ma due studenti chiedono lumi, tornano a bomba sul tema “staminali”, sostengono che una decina di persone stanno meglio. Il tempo è poco. Parlo di Vannoni ma i dubbi crescono. I ragazzi non sono soddisfatti. Approfitto dell’occasione per parlare della metodologia della ricerca scientifica. Il metodo galileiano della riproducibilità. Del resto siamo o non siamo in un liceo scientifico dove al centro c’è lo studio della scienza?
Si giunge quindi a spiegare il metodo delle ricerca per la messa a punto dei farmaci. Le quattro fasi senza le quali l’innocuità e l’efficacia dei farmaci non può essere validata. Estremo tentativo di informare gli utenti dei media, spesso giovani, bombardati dalla disinformazione scientifica. Prima fase: esperienze e studi di evidenza preliminari per cui una sostanza possa essere efficace. Seconda fase: preparazione del presidio, del farmaco con frequente possibilità di insuccesso e prime esperienze di innocuità in laboratorio. Terza fase: sperimentazione su organismi viventi cellule ed animali. Quarta fase: sperimentazione sull’uomo secondo il criterio del “doppio cieco”. Si costituiscono due gruppi di pazienti: ad uno viene somministrato il placebo che non contiene nulla al secondo il farmaco con il criterio della casualità. Nè il paziente nè il medico conosce cosa dà al paziente, appunto i due ciechi. Tale tecnica è prevista per non avere interferenze emotive o di altro genere del medico e perchè spesso il farmaco si rileva inefficace, esattamente dà i risultati del placebo.
Alla fine della mezzora spesa sull’argomento i giovani, quantomeno, erano dubbiosi sulle loro certezze. La tv questa volta non ha vinto a mani basse, “le iene” che speculano sul dolore dei malati , dei bambini non ha avuto la meglio. Loro, i nostri figli su cui puntare sanno da oggi che Vannoni non vuole seguire le leggi della scienza non conoscendo da dove trae le cellule staminali, non sperimentando su animali e sull’uomo secondo rigidi criteri imparziali che danno ancora oggi le migliori garanzie.
Oggi chi ha guadagnato di più da quest’incontro i giovani o il sottoscritto che ha giurato di curare al meglio e senza secondi fini il malato? Io modestamente la risposta ce l’ho. La tengo per me perchè farà parte del mio bagaglio di soddisfazioni di medico e di uomo.
Leonardo Damiani