I due casi di morti sospette avvenute nell’ospedale di Castellaneta sono nella loro dinamica poco chiari. Il primo un cinquantenne con problemi respiratori non viene ricoverato, sennò il giorno dopo, quindi la morte sopraggiunge e non si giunge ad una diagnosi. Il secondo caso, una donna gravida giunge all’ospedale con contrazioni, mandata a casa, torna dopo qualche ora con il parto che avviene dopo breve tempo con la nascita di una bimba apparentemente in buone condizioni. Di lì a poco la neonata muore.
Possiamo azzardare ipotesi: il primo forse ha avuto un’infarto, un’aneurisma dell’aorta o qualche altra patologia? Al medico legale l’ardua risposta. Dovevano fare una TAC od esami complessi non eseguibili per mancanza di macchine e personale visti i continui tagli fatti da Vendola? Nel secondo caso nasce una bimba in apparenti buone condizioni e muore senza che venga fuori una causa evidente. E’ normale non ricoverare una donna che è all’inizio del travaglio con il collo uterino non dilatato, anche se ha contrazioni. Inoltre si effettua preventivamente un tracciato cardiotocografico che misura l’attività cardiaca fetale in presenza di contrazioni. Se è normale si è tranquilli.
L’Italia è l’unica nazione che prevede l’intervento del giudice penale per un atto medico che per definizione non è scevro di errori. Intanto i medici legali indagano e i giudici investigano partendo dal presupposto di un errore compiuto per imperizia. Da qui non vi sono risposte, se non quelle legate ad un auspicio, cioè che le condizioni in cui operano i medici non superino in basso i livelli minimi di assistenza, evento che sta accadendo, senza che nessun giudice metta il naso su situazioni aberranti, determinate da politiche dettate da perfetti incompetenti.
Leonardo Damiani