Come al solito, la montagna ha partorito un topolino. Anzi peggio: un animaletto rapace in grado di peggiorare la già insufficiente riforma anticorruzione di cui si sta discutendo. E’ innanzitutto da criticare il fatto che nel ddl il governo pensa di poter combattere la corruzione allargando le maglie dei magistrati che sono fuori ruolo, in un momento in cui, invece, abbiamo bisogno di più magistrati in ruolo.
In secondo luogo, per quanto riguarda la corruzione tra privati, questa andrebbe punita a prescindere dalla proposizione o meno di querela, in quanto, per definizione, anche se la corruzione avviene tra privati, di per sé viola il mercato della concorrenza e le altre persone, scegliendo di non corrompere o di farsi corrompere, sarebbero svantaggiate. Quindi non ha senso limitarla alla sola querela di parte, in quanto non offende solo la persona, ma l’intera società e lo stato di diritto.
In relazione al traffico di influenze illecite, il Guardasigilli ha ridotto tale reato soltanto ai casi di compimento di atti contrari ai propri doveri d’ufficio. In realtà, il traffico di influenze illecite consiste quasi esclusivamente nell’esercitare la propria influenza per fare in modo che qualche pubblico ufficiale compia un atto formalmente corretto e che gli compete, ma per occulte e riservate finalità illecite o immorali, quali appunto quelle di favorire qualcuno o danneggiare qualcun altro.
Se davvero si vuole combattere la corruzione le regole ci sono, anche se purtroppo non sono state previste nel ddl anticorruzione. Mi riferisco, ad esempio, alla necessità di allungare i tempi di prescrizione. Anzi, occorreva ed occorre prevedere che dopo il rinvio a giudizio la prescrizione non si interrompa più; occorre poi aumentare i mezzi e gli strumenti a disposizione degli inquirenti; occorre fissare nuove norme in materia di autoriciclaggio, di influenze illecite, di corruzione tra privati, di frode fiscale e falso in bilancio perché, soprattutto quest’ultimo, è il reato presupposto per avere i fondi necessari a corrompere.
E’ inoltre grave che abbiano previsto la derubricazione della concussione per induzione che è il reato tipico e prevalente con cui i pubblici ufficiali, i politici e gli amministratori prendono le mazzette. Prevedere una riduzione di pena, dai dieci agli otto anni, vuol dire ridurre i tempi di prescrizione da 15 anni a 10 anni. Poi, derubricare il reato di concussione per induzione in induzione alla corruzione serve soltanto a impedire a chi viene concusso di poter denunciare i fatti, in quanto ne risponderebbe anche lui e quindi, in tal modo, si è creata una sorta di figura di omertà obbligata.
In conclusione, si approvi al più presto quel che oggi è approvabile, ma il futuro governo del Paese, che mi auguro possa essere quello di un centrosinistra unito e coerente nel programma, s’impegni formalmente con gli elettori per intervenire nei primi cento giorni di governo a rivedere, cominciando dal falso in bilancio, l’intera normativa per combattere seriamente e con determinazione i reati contro la pubblica amministrazione, a cominciare dalla corruzione.
Antonio Di Pietro