In occasione della ricorrenza del Giorno della Memoria, istituito nel 2005 dall’ONU, lo scorso 23 gennaio, alcuni professori della scuola secondaria di I grado “Piero Gobetti” di Rivoli (TO) hanno organizzato una rappresentazione teatrale presso la Biblioteca Comunale “Alda Merini”. L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Libreria Mondadori, con l’associazione culturale “La Meridiana” di Rivoli e grazie all’impegno dell’assessore alle Politiche Giovanili di Rivoli, Marisa Maffeis che è anche una docente dell’istituto.
All’evento è intervenuta Elena Loewenthal, scrittrice, studiosa di ebraismo e collaboratrice del quotidiano “La Stampa”, che ha presentato il suo libro “La lenta nevicata dei giorni”, una storia d’amore e di speranza al tempo delle persecuzioni degli ebrei.
Secondo la Loewenthal, il Giorno della Memoria sta diventando un puro atto commemorativo delle vittime dell’olocausto, celebrato ogni anno con concerti e manifestazioni, senza però che ci sia una giusta riflessione introspettiva sugli eventi accaduti. Questo pensiero l’ha portata a scrivere il libro “Contro il Giorno della Memoria” in cui è chiara la voglia di dimenticare la Shoah, arrivando persino a rinnegare una giornata così importante perché troppo dolorosa per chi ha vissuto quegli orrori.
L’intervento della scrittrice che indubbiamente ha spinto alla riflessione e che, dal suo punto di vista, potrebbe essere condivisibile, ha un pò contrastato con l’intento e lo spirito degli organizzatori dell’incontro: rendere consapevoli le giovani generazioni delle atrocità commesse nei campi di sterminio nazisti.
Lo spettacolo ha visto come protagonisti, da un lato, i professori, che hanno letto dei testi tratti da “Il tempo di parlare” di Helen Lewis ma soprattutto gli alunni della sezione musicale e di altre classi della scuola media Gobetti, che hanno accompagnato il reading con musica dal vivo e balletti.
Helen Lewis era una ballerina ebrea la cui vita è stata completamente sconvolta dall’arrivo al ghetto di Terezin e successivamente ad Auschwitz. Grazie alla danza, è riuscita a sopravvivere a quelle terribili sofferenze ed ha potuto riassaporare la libertà il 27 gennaio 1945, con la liberazione. Le parole, pronunciate durante la lettura del libro, sono state tradotte in passi di danza classica (da alcune alunne) e di tango (da due ballerini professionisti) e in immagini, che sottolineavano la durezza di ciò che veniva raccontato.
Le musiche di Chopin, Khachaturian, Mendelssohn, Piazzolla, sono state eseguite dagli studenti con violini, chitarre e pianoforte e hanno dato risalto ai passi più importanti del racconto della Lewis.
Al termine delle esibizioni, è stata proiettata una piccola parte dell’ultima toccante intervista della ballerina cecoslovacca, contenente un messaggio alle giovani generazioni: impegnarsi a sconfiggere tutte le forme di intolleranza e razzismo.
Cristina De Ceglie