Questa giornata è praticamente giunta al termine. Ognuno è tornato alle proprie faccende, dalla propria famiglia, alla propria vita. A pochissimi kilometri da qui, però, qualcuno, a casa sua, non ha fatto ritorno. C’è chi non ha visto tornare a casa la propria figlia, la propria sorella. Senza un motivo, senza un preavviso, senza, in fondo, nemmeno un addio. Non credo che si possa spiegare, né tantomeno è conveniente parlare, del dolore di un padre, di una madre, di un fratello, di una sorella, degli amici di chi stamattina c’era ed ora invece non c’è più. Al sicuro dietro uno schermo, ognuno di noi oggi ha seguito la vicenda, in apprensione, con sgomento, sconvolti dall’insensatezza, dalla violenza inumana di un gesto il cui obiettivo è ancora un gigantesco punto interrogativo.
L’unica certezza è che la vita di una ragazza appena sedicenne, questa mattina, si è fermata. Gli occhi di un innocente si sono chiusi per sempre, ennesima vittima di una colpa mai commessa. Un’altra persona al posto sbagliato nel momento sbagliato. Un altro sorriso che si spegne, congelato per sempre dal dolore. Melissa non c’è più, ma resta la paura. La classe politica, ancora una volta, si stringe attorno alle famiglie, invia le proprie condoglianze, si dice vicina ai familiari delle vittime, distante, invece, anni luce. La polizia, gli investigatori, le forze dell’ordine incespicano nell’oscuro e impervio sentiero della verità, alla ricerca di indizi e colpevoli ma c’è il rischio che, come già è avvenuto in passato, verranno coperti, celati, contaminati, nascosti. Nella peggiore delle ipotesi, ci si arrenderà, il caso scivolerà lentamente nell’oblio e verrà gradualmente cancellato dalla nostra memoria poetica.
Ma proprio questo “dimenticare”, questo “assimilare” passivamente, va eliminato dal nostro Paese. In un’epoca in cui nulla ci stupisce più, dove il gossip è considerato più interessante delle sorti economiche e politiche dello Stato, in un tempo in cui MORIRE è diventato più facile che VIVERE, cosa può scuoterci, ormai?
Perché i giovani italiani non sono più capaci di indignarsi, di ribellarsi? Perché la parola “rivoluzione”, ormai, è completamente distorta, svuotata di ogni significato?
Su Facebook, quel meraviglioso mondo virtuale, che ci permette ogni giorno di essere informati su qualsiasi cosa accada in ogni angolo sperduto del globo, che ci emancipa permettendoci di diventare onniscienti ed onnipresenti, che ci connette con persone lontanissime, ognuno, ha il potere di esprimere la propria opinione. Oggi, l’homepage del sito più visitato del mondo è un pullulare di frasi, pensieri e voci indignate, offese , spaventate, addolorate. Moltissimi additano il lupo nero e peloso della mafia, tanti ricordano che, dietro l’angolo, l’astuta volpe dello Stato sghignazza. Innumerevoli volte si grida “Vergogna!”. Ci si lamenta del paese, della politica, della corruzione, del crimine.
Ma ognuno lo fa, comodamente seduto in poltrona. Tutti emettono un grido senza voce. Ci si dice disgustati ma poi, una volta spento il pc, si torna alla propria vita. Quando, le piazze virtuali cesseranno di non esistere e si trasformeranno in qualcosa di concreto, quando ci si ribellerà al sistema, ci si farà sentire, si scenderà in piazza, si urlerà con viva voce il proprio rifiuto alla morte, all’annichilimento, alla distruzione di ogni valore, del significato profondo di ogni vita umana? Questa volta il fulmine è caduto vicino, ha colpito una ragazza, in un ambiente neutro, sicuro, protetto, come la scuola. Era una di noi, Melissa, non aveva alcun potere in Italia, non ricopriva alcuna carica, non usava soldi pubblici per alcun affare illecito, non si era macchiata di nessuna colpa. Ma oggi non c’è più, di lei restano solo le pagine bruciacchiate di un libro che è ancora lì, a terra, mosse dal vento di una fresca giornata di maggio che per qualcuno avrà per sempre il sapore della tragedia.
Tocca a noi, coetanei, conterranei, ragazzi come Melissa scrivere le pagine di quel libro, scrivere l’ultimo capitolo di una storia che ancora può cambiare.
Chiara De Gennaro