La conquista del territorio per l’uomo ha sempre significato un aumento e una diversificazione dei prodotti alimentari, base necessaria per la sopravvivenza sua e del suo nucleo familiare.
I prodotti della natura, che inizialmente gli davano una sopravvivenza incerta, furono progressivamente razionalizzati nella conoscenza del loro utile e ordinati secondo le diverse necessità. Ciò ha dato ad ogni prodotto una propria storia formativa, rendendolo più complesso sia nella sua formazione che nel suo uso secondo la memoria di tali prodotti acquisiti dall’uomo. Tale conoscenza ha aumentato le sue possibilità di sopravvivenza e con essa il suo tempo di vita, insieme ai suoi spazi esistenziali.
Questa crescita lineare di sviluppo veniva interrotta allorché più individui si trovavano di fronte agli stessi prodotti e agli stessi territori in rapporti diversi di priorità di possesso.
La non sempre possibile e conveniente esclusione dell’altro ha incominciato a far sorgere delle norme comportamentali, che sono col tempo diventate legislative, dettate dall’individuo più forte o dal personaggio più autorevole, al fine di una distribuzione sia del prodotto che del territorio, che venivano in genere fatti secondo una priorità decisionale e di potere.
In una prima fase storica di conquista di territorio e di prodotti, il perdente veniva escluso esistenzialmente. Successivamente si vide la maggior convenienza di utilizzarlo come schiavo, dandogli, quando possibile, il minimo di sopravvivenza.
A partire dalla prima rivoluzione industriale, dalla seconda metà del Settecento, si comprese che ogni attività produttiva poteva migliorare e aumentare notevolmente se gli individui, che partecipavano alla formazione del prodotto, potevano essere anche in grado di acquistarlo e di utilizzarlo. Questo diventava possibile per il notevole aumento quantitativo e qualitativo del prodotto stesso.
La terza svolta produttiva, che stiamo vivendo dalla fine della seconda guerra mondiale, è dovuta non solo alla, fino a pochi decenni fa, inimmaginabile velocizzazione produttiva, ma soprattutto al controllo conoscitivo e alla portata di tutti, di ogni fase formativa e utilizzativa del prodotto. Ciò ha reso e rende sempre più possibile la valutazione sociale e quindi economica e legislativa di chi dà al prodotto maggiori significati, che nel suo uso si possano trasmettere alla società tutta attraverso un aumento del benessere dei suoi componenti, che comporta poi un aumento del loro tempo di vita.
Questa possibile conoscenza di tutto da parte di tutti, se seguita da rinnovamenti legislativi e comportamentali, può portare, in tempi più o meno brevi, alla formazione di uno Stato etico in cui la motivazione al lavoro di ogni individuo sarà legato al benessere che riuscirà a dare alla società, di cui sempre più fa parte. Il passaggio dallo Stato di diritto e dallo Stato socio-assistenziale allo Stato etico diventerà possibile allorché, con la tecnologia informatica, si debellerà ogni forma di corruzione, che inevitabilmente coinvolge tutti gli individui, demotivandoli nella qualità del loro lavoro e corrodendo la struttura dello Stato.
Virginio De Luca