MACERATA – La sparatoria di Macerata contro i migranti, consumatasi ieri 3 febbraio a mezzogiorno, adesso ha un colpevole: Luca Traini. Si tratta di un ragazzo di 28anni, con palesi tendenze di estrema destra. Oggi è stato trasferito in carcere, accusato di strage aggravata dalle finalità di razzismo, porto abusivo di armi ed altri reati. Il gesto sarebbe nato in reazione all’assassinio di Pamela Mastropietro compiuto dal nigeriano Innocent Oseghale. Traini, infatti, avrebbe dichiarato: “Ero in auto e stavo andando in palestra quando ho sentito per l’ennesima volta alla radio la storia di Pamela. Sono tornato indietro ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola”. Nella perquisizione della sua abitazione, i carabinieri avrebbero rinvenuto una copia del Mein Kempf, svariate armi ed articoli fascisti come bandiere o croci celtiche.
Giustizia sommaria. Si tratta di giustizia sommaria, da parte di un esterno alla situazione di Pamela, che voleva vendicarsi. Da questi propositi di rabbia, rancore ed odio razziale sarebbe partito il tiro a segno che avrebbe ferito sei immigrati. Al momento gli investigatori non hanno trovato nulla che possa far pensare ad un’azione organizzata con altri soggetti. Secondo gli inquirenti, avrebbe svuotato due caricatori di munizioni, quasi una trentina di proiettili in totale, con la sua pistola semiautomatica e regolarmente detenuta: è un miracolo che non sia morto nessuno. Quando Traini è stato preso, egli ha fatto il saluto romano.
Significative sono state le parole del ministro degli Interni, Marco Minniti: “Nessuno cavalchi l’onda, nessuno cavalchi l’odio, nessuno cavalchi le contrapposizioni in momenti difficili come questi la risposta della democrazia deve essere forte e unitaria”.
In un contesto così delicato, è importante tuttavia porre l’accento sulle vittime del gesto estremo ed efferato compiuto dall’intolleranza e dal razzismo. Ma non solo. Si consuma un “tiro al bersaglio” contro i migranti ogni giorno. Quando si criticano le ONG, ad esempio. Il concetto stesso di incentrare la propria campagna elettorale sull’odio razziale, da parte di alcune compagini politiche è una vera e propria efferatezza contro l’umanità. Si tratta di terrorismo psicologico o informativo contro la verità e contro gli stessi migranti che la vivono quella verità. Nulla di così lontano, insomma, da un colpo di pistola.