Questa mattina, dopo aver letto le cronache sconfortanti della situazione ospedaliera della città, con particolare riferimento all’osp. Di Venere di Carbonara di Bari, abbiamo fatto un giro di telefonate di richiesta di aiuto alla politica e ad alcuni rappresentanti della presunta opposizione alla Regione risultate inutili perché gli interessati erano” impegnati”, abbiamo tentato di contattare alcuni medici dello stesso ospedale, alcuni dei quali hanno preferito non parlare, fatta eccezione del Dott. Leonardo Damiani, ginecologo che abbiamo incontrato nei pressi del reparto in cui lavora seriamente preoccupato per l’emergenza in atto.
Siamo sempre convinti, ora più che mai, che la nostra Regione ed in particolare la nostra Città, avrebbero bisogno di una nuova e cosciente classe politica, soprattutto di un vero sindaco che sappia difendere con coraggio i propri concittadini che hanno creduto in lui e ne sono rimasti delusi.
Trascriviamo il testo dell’intervista:
Dottor Damiani è da mesi che denuncia lo stato di precarietà in cui versa il reparto di ostetricia in cui lavori. Ora è la volta della mancanza delle ostetriche in sala parto. Ci fai il punto della situazione?
Stamattina sino alle 12 non c’era disponibilità di personale. Alle 13 e 30 abbiamo appreso che si è fatto ricorso ad un’ostetrica del S.Paolo che finiva il turno di oggi sino alle 14, poi avrebbe lavorato stanotte e domani notte senza i riposi previsti dalla legge e senza pagamenti di straordinari.
Ma è reale emergenza?
Ci sono solo tre ostetriche titolari, le altre due in malattia ed una ha partorito da poco.In tutto sono sei, insufficienti per coprire i turni.
E la ASL che fa, ne è informata?
La situazione è così da anni e la ASL non s’interessa più di tanto. Anzi, prima la cancellazione del Reparto della procreazione medicalmente assistita, poi la soppressione di trenta posti letto e quindi il depotenziamento della sala parto per pensioni e trasferimenti. E dire che ho notizie che in altri ospedali vi sono decine di ostetriche e vi sono a stento cinquecento parti annui, oppure a Bitonto nell’ex ospedale ce ne sono quattro e parti non ce ne sono. Naturalmente è meglio stare nei Consultori, non fare turni di notte, i festivi, andare in ferie quando si vuole ed essere pagati nello stesso modo. E queste ostetriche sono intoccabili per motivi politici e di campanile. Per esempio Colasanto è di Bitonto e sta lì perchè messo da un partito di maggioranza.
Con questa unità si risolvono i problemi?
E’ solo un’ ostetrica, ne servirebbero almeno tre. Inoltre per ora coprirà due turni perché è a scavalco con il S.Paolo. Il direttore generale Colasanto dice che non paga straordinari e non si può pretendere che le titolari facciano dodici ore consecutive. L’importante che egli prenda la pensione da medico ospedaliero, di consigliere regionale e lo stipendio di direttore generale. La scusa è che mancano i soldi…
Ma leggiamo che con il fitto della PET si potevano comprarne quattro di macchine, che i letti della rianimazione costano decine di migliaia di euro l’uno. Vediamo i cantieri infiniti al Di Venere che sono presenti da decenni. Allora dov’è questa mancanza di fondi?
Aggiungo, basta vedere sul sito ASL.BARI.IT dove si comunica che sono stati deliberati dodici milioni di euro per il programma ALPI NET per la gestione dell’attività libero-professionale intramoenia dei medici dell’ASL. Con questi soldi si potrebbe assumere tranquillamente, potenziare il servizio per i pazienti. I risparmi si fanno sul personale e l’Assessore, mi dicono, in pubblico se ne fa vanto, non parlando dei lavori inutili, degli sprechi, sugli stipendi e premi ai mega dirigenti. In fondo viene da pensare che è sempre la stessa storia: bisogna rendere conto ai capi che ti hanno messo lì con compiti precisi..
Ma si vuole la chiusura del Di Venere?
Gli indizi lo portano a pensare. Eppure si rifanno i reparti con costi spropositati e con sprechi, le imprese che lavorano sono sempre le stesse, poi chiudono la Dermatologia, la Chirurgia d’urgenza e mantengono all’osso il personale al pubblico dove si pagano i ticket. Se questa è una gestione di un’azienda?
Chiude quindi una sala parto che funziona da decenni interrottamente?
Qualche nota storica. Il primo nucleo dove si nasceva era dal 1958 dove è attualmente la residenza per anziani grazie al dottor Nicola Volpe. Successivamente dal 1960 grazie a Nicola Damiani , il repartosi trasferì dove è ora la cardiologia sino agli anni settanta nell’attuale sede, con una continua crescita del numero di parti e della qualità assistenziale. Attualmente ci sono millecinquecento parti all’anno con una notevole percentuale di parti a rischio per la presenza dell’unità di terapia intensiva neonatale. Tutto questo da domani potrebbe finire e costringere le donne a partorire al Policlinico o S.Paolo. I neonati prematuri trasferiti a Taranto, Foggia, S.Giovanni Rotondo. Il Policlinico con i pochi posti per gli immaturi non accetta, anzi spesso trasferiva a noi. Sono pessimista, la pubblica opinione è anestetizzata, crede che gridiamo per puro allarmismo.
Avete mai visto qualcuno indagare su questo che sembra un delitto premeditato tra abusi, sprechi e tagli a dir poco senza senso?
Ma qui non ci sono escort, ballerine o il politico che viene corrotto perchè viene sedotto da donnine in cerca di fortuna. E poi chi si colpirebbe? I mandanti li conosciamo, si accingono ad essere i nuovi VIP della politica, i profeti della giustizia sociale con alle spalle i partiti di transfughi con le etichette che cambiano per seppellire per sempre ciò che si è costruito per la gente. Il tutto nel nostro tentativo vano di dare anno per anno sevizi migliori.E ciò avviene ora, nell’incognito del futuro, senza avere la visita di solidarietà del Sindaco primo responsabile della salute dei baresi, nemmeno di esponenti politici dell’opposizione che vorrebbero in realtà andare al potere ed essere uguali ai loro predecessori. Noi medici in prima fila non ci arrendiamo, il personale stanco sorride a noi, ci chiede, s’interroga. E a me non resta che chiedere aiuto allo spirito di mio padre, noto alfiere del nascere bene per dare alla società un futuro cittadino sano, insomma una generazione migliore.
Intervista a cura di Lucio Marengo