“Il contrario della schiavitù non è tanto nella libertà, ma nella figliolanza”
In occasione della 33.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si è aperto oggi 19 agosto a Rimini sul tema: La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito, il Papa ha inviato al Vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi, un messaggio.
Il tema scelto per il Meeting è stato particolarmente gradito da Benedetto XVI, perché è in linea con l’imminente inizio dell’Anno della Fede indetto in occasione del Cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.
“La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”, si legge nel testo del Santo Padre, perché è come dire che ogni persona è stata creata per entrare in dialogo con Dio, con l’Infinito. Oggi – afferma il Papa – il termine creatura è andato in disuso, in nome di una maggiore autodeterminazione da parte dell’uomo. All’uomo, assoluto artefice del proprio destino, è scomoda l’idea che possa esserci “qualcosa d’altro o meglio, Qualcun altro – non gestibile – che entra in modo essenziale a definire la sua identità”. E l’identità dell’uomo, per Benedetto XVI, è il suo essere relazionale, che si rivela nella “originaria e ontologica dipendenza con Colui che ci ha creati”.
Benché l’uomo abbia sistematicamente tentato di annullare questo anelito verso l’Infinito, già all’indomani del peccato di Adamo ed Eva, egli inizia una spasmodica ricerca di “falsi infiniti” che possano sostituire quello perduto. Per il Pontefice è la ricerca infruttuosa dei “falsi infiniti”, che spinge l’uomo contemporaneo a cercare il soddisfacimento della sua sete “nella droga, in una sessualità vissuta in modo disordinato, nelle tecnologie totalizzanti, nel successo ad ogni costo, persino in forme ingannatrici di religiosità. Anche le cose buone, che Dio ha creato come strade che conducono a Lui, non di rado corrono il rischio di essere assolutizzate e divenire così idoli che si sostituiscono al Creatore”.
Come si fa a smettere di lasciarsi illudere dai falsi infiniti? Attraverso un percorso di purificazione, “un cammino di conversione del cuore e della mente”. Per vivere all’altezza della propria natura l’uomo deve ritornare “a riconoscersi come creatura”. I “falsi infiniti” rendono l’uomo schiavo, facendogli credere di essere libero.
La vera libertà, afferma Benedetto XVI, è “riconoscersi creatura, dipendente da Dio. Al riconoscimento di questa dipendenza è legata la possibilità di una vita veramente libera e piena”. San Paolo, infatti, continua il Papa: “vede il contrario della schiavitù non tanto nella libertà, ma nella figliolanza”. La dipendenza dell’uomo dall’infinito va, allora, indirizzata verso Colui che solo può rendere liberi.
Ma è un’impresa alla portata dell’uomo? Per il Papa è l’Infinito stesso che si è fatto alla portata dell’uomo, perché “ha assunto una forma finita”. Questo è il punto fermo del Cristianesimo. Il Verbo si è fatto carne ed “è cancellata l’incolmabile distanza tra finito e infinito: il Dio eterno e infinito ha lasciato il suo cielo ed è entrato nel tempo, si è immerso nella finitezza umana”. “Scopriamo così la dimensione più vera dell’esistenza umana, quella a cui il Servo di Dio Luigi Giussani continuamente richiamava: la vita come vocazione”. Tutto nella nostra vita, gioie e dolori, difficoltà e rapporti tra le persone, “trova la sua ragione ultima nell’essere occasione di rapporto con l’Infinito, voce di Dio che ci chiama continuamente e ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire nell’adesione a Lui la realizzazione piena della nostra umanità. “Ci hai fatti per Te – scriveva Agostino – e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” (Confessioni I, 1,1)”.
Maria Raspatelli