Manuale per favorire il dialogo e la democrazia nei gruppi
a cura di Sidney Journò ed Enzo Maddaloni
edizioni la meridiana
Solo nella libertà può esserci creatività e la creatività è possibile solo se conosciamo noi stessi, il nostro modo d’essere. Il Council ci aiuta a scoprirlo, non attraverso un processo duale, ma di consapevolezza comune.
«Pensiamo un po’ tutti che in ogni evento vi sia chi ha ragione e chi ha torto. Ci meravigliamo che le differenze producano equivoci, ambiguità, distorsioni nella comunicazione e conseguentemente conflitti. Il conflitto, invece, è indicatore di movimento, di emozione, in poche parole di vita.». Il fatto è che non basta dire ‘siamo democratici’ oppure ‘tutti possono partecipare’ perché accada qualcosa di diverso. Ciò che conta è il metodo con cui si interagisce. Ci sono regole, cose da fare e da dire perché si inneschi quel qualcosa che determini la partecipazione di ognuno, a partire ad esempio dalla disposizione: se frontale o circolare cambia l’approccio alla discussione e ne condiziona l’esito.
La novità delle edizioni la meridiana Mettiamoci in cerchio. Manuale per favorire il dialogo e la democrazia nei gruppi (collana partenze, pp. 56, Euro 13,50) curato da Sidney Journò ed Enzo Maddaloni offre un contributo importante per riprogettare gli spazi relazionali. Lo spunto è offetto dall’idea del Council dei nativi d’America, dall’idea cioè che si possa creare e ricreare una situazione naturale ed efficace di partecipazione.
I nativi d’America avevano capito efficacemente che mettersi in cerchio significasse mettersi sullo stesso piano, potersi vedere negli occhi, essere più partecipi dell’evento, poter intervenire superando le asimmetrie che una cattedra o un appostamento unidirezionale comportano. E questo è un metodo che funziona ovunque e con una qualsiasi tipologia di gruppo.
Adottare il Cerchio significa introdurre una modalità che facilita la pratica quotidiana della democrazia in cui si rivela possibile una nuova riprogettazione sociale degli spazi relazionali. E, per farlo, questo libro fornisce un contributo concreto che va in questa direzione. Un punto di riferimento importante per la conoscenza e l’approccio a questo metodo è dato dal pensiero di Manitonquat (Medicine Story), un anziano custode della tribù degli Assonet, il cui pensiero è racchiuso nel libro La via del Cerchio. Il dialogo e la democrazia nella comunità (edizioni la meridiana, 2011). Come afferma nell’introduzione al testo Alberto Terzi, i due volumi assieme possono essere uno strumento teorico e anche pratico che, in vari contesti, possano permettere di «riscoprire il valore della compassione (nel suo significato originale di compassion) così come richiamato più volte dal Dalai Lama che da anni auspica che la pedagogia del cuore entri a far parte della formazione personale fin da piccoli, come tassello di una nuova educazione che la pratica del cerchio potrà diffondere per migliorare se stessi e il mondo che vogliamo».
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