In Vaticano soffia un vento di rinnovamento. La più significativa carica che si attendeva da tempo è quella del nuovo Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede che il Papa ha finalmente identificato nella figura di Gerhard Ludwig Müller, 64 anni, vescovo di Ratisbona.
In quanto prefetto dell’ex-Sant’Uffizio, monsignor Müller sarà anche Presidente della Pontificia Commissione ”Ecclesia Dei”, responsabile dei rapporti con le comunità tradizionaliste, compresi i lefebvriani, della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale. La sua nomina più di tutte le altre fatte dal Papa in questi giorni, fa pensare ad un rinnovamento della Curia romana. Subito dopo la sua designazione si è fatto riferimento ad un legame del porporato con la Teologia della Liberazione, in modo particolare del suo legame con Gustavo Gutierrez, il “teologo” della liberazione, del quale è stato allievo. Forse in Vaticano, anche all’indomani degli ultimi scandali, inizia a muoversi qualcosa. Nel 1984 la Congregazione per la dottrina della fede pubblica un documento, l’istruzione Libertatis nuntius, che porta la firma di Ratzinger, all’epoca Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Nell’istruzione si mette in guardia dai rischi e dalle deviazioni di quella Teologia della Liberazione che utilizzava la critica marxista come analisi della realtà. In modo troppo semplicistico, molti assoggettarono la Teologia della Liberazione all’ideologia marxista, mettendo in secondo piano l’intuizione originaria dei “teologi liberazionisti” che si basava non tanto sulle teorie marxiste, quanto piuttosto sulla “opzione preferenziale per i poveri”. Nel momento storico in cui il documento vide la luce, la lettura da parte di molti fu quella di un netto rifiuto di tale teologia. Oggi lo stesso arcivescovo Müller ne da una lettura meno rigida, molto più accondiscendente e più ricca di sfumature. E’ il 23 dicembre del 2011 e sull’Osservatore Romano, il quotidiano dei vescovi, viene pubblicato un articolo del vescovo di Regensbug per il venticinquesimo anniversario dell’istruzione Libertatis Coscientiae del 1986 sulla Teologia della Liberazione. L’articolo intitola “Esaminate ogni cosa tenete ciò che è buono”.
Nell’articolo il vescovo sostiene: “Questo documento merita una rilettura e porta alla luce una sorprendente lungimiranza”. Il porporato continua affermando che quella di Ratzinger fu una esposizione dei principi positivi, dei limiti e dei pericoli della Teologia della liberazione. “Essenzialmente si tratta – continua il prelato – di come poter rendere efficace il messaggio dell’amore di Dio, la forza trasformatrice del Vangelo, nella vita del singolo e della comunità di fronte a rapporti di vita indegni dell’uomo”. Lo scopo dei due documenti, quello del 1984 e del 1986 era quello di evitare che le varie forme di teologia della liberazione divenissero una sorta d’ideologia politica e quindi perdessero il loro carattere teologico. Ma precisa ancora il teologo: “D’altro canto, l’istruzione evidenzia l’autentica concezione cristiana di uomo e di mondo. Così prepara la strada a una vera teologia della liberazione strettamente legata alla dottrina sociale della Chiesa e che, proprio nel mondo di oggi, deve levare la propria voce”. L’istruzione muove dal considerare la coscienza della libertà e della dignità dell’uomo, che spinge tutti gli uomini e “suscita una potente aspirazione alla liberazione”. Poiché il Vangelo – continua l’arcivescovo “è di per sé un messaggio di libertà e di liberazione, la Chiesa può far propria questa aspirazione”. Del resto basterebbe uno sguardo alle Sacre Scritture per rendersi conto che Dio si è sempre preso cura dei poveri, dei sofferenti, degli sfruttati, degli oppressi. L’oggi Prefetto per la Congregazione della dottrina della fede chiosò il suo articolo affermando: “E’ compito di tutti rendere efficace in modo concreto la dottrina cristiana della libertà e della dignità dell’uomo”.
Non sappiamo se soffiano venti nuovi e di rinnovamento nella Chiesa, ma partire dall'”opzione per i poveri” è l’unico modo che la Chiesa ha per essere sempre più credibile agli occhi di un mondo incredulo ed indifferente. Significa, anche, ricostruire un ponte con le grandi intuizioni del Concilio Vaticano II di cui in ottobre si celebrerà il suo cinquantesimo anniversario.
Maria Raspatelli