Le parole del presidente del consiglio Mario Monti piombano come uno schiaffo in pieno viso per il calcio italiano. il premier parla di fianco a Donald Tusk, premier polacco, esperto di polemiche calcistiche visto che il suo paese a breve ospiterà l’Europeo già segnato dal rischio razzismo e dal caso Tymoschenko. Monti ha affermato con freddezza che gioverebbe alla maturazione dei cittadini italiani, un fermo di due o tre anni del gioco del calcio. Si dice rattristato dall’evidenza della situazione sportiva italiana, in cui quello che era il gioco più bello del mondo si è rivelato l’epicentro delle manovre illegali e del giro di soldi più grande, sporco e oscuro del paese. Non tutti i mali dell’Italia sono nella politica, afferma il premier e ricorda il decreto salva-calcio che permetteva alle società di evitare il crac finanziario, proposto dieci anni f a e da lui cotrastato nelle vesti di commissario Ue. “Trovo inammissibile che vengano usati soldi pubblici per ripianare le società”, dice. Il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete si dice perfettamente d’accordo con Monti circa la pessima situazione in cui versa in questo momento storico lo sport in generale ed il calcio in particolare
ma fermare i campionati significherebbe mortificare tutto il calcio e tutte le società, anche quelle estranee alle vicende illegali che hanno minato alla base il solido edificio del calcio italiano e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro. Le parole di Monti scatenano una violenta polemica, i presidenti di alcune squadre ed alcuni politici insorgono con veemenza di fronte alla proposta. Si cerca ancora di mantenere in piedi l’ormai fragilissima struttura, vicinissima al collasso, che è oggi il calcio italiano.
Chiara De Gennaro