Stasera si è tenuta un’importante riunione nell’assessorato alla Salute delle Regione per decidere sul destino dell’anatomia patologica ed anche su quello generale del Di Venere. Un centro di questa importanza costituisce il motore di un ospedale dove si esercita chirurgia di alto livello. E’ il tribunale di terzo grado che si esprime su diagnosi come nel caso dei tumori benigni o maligni, infiammazioni anche gravi che possono anch’esse essere causa di morte. Dunque l’importanza della giustezza di una diagnosi e della rapidità per impiantare una terapia immediata. Attualmente le apparecchiature sono state trasferite al S.Paolo senza validi motivi, dove non esistono laboratori attrezzati. Conclusione: invece dei venti giorni massimi per una diagnosi siamo ormai oltre i tre mesi.
Si diceva della riunione. Alla presenza dell’assessore al ramo Attolini, del direttore sanitario Anelli dell’ASL Bari Anelli e di funzionari, con la presenza del capogruppo alla Regione del Pd De Caro, del Vicesindaco Pisicchio, del vice capogruppo del PDL alla Regione Cassano, del Presidente della Circoscrizione e di alcuni consiglieri della Circoscrizione di Carbonara oltre che dei componenti del Comitato per la tutela e salvaguardia del Di Venere, l’assessore Attolini ha assicurato che sui sette primari che mancano al Di Venere tre proverranno dagli ospedali che vanno dismettendosi. Per la precisione: laboratorio di analisi, Banca del sangue, ortopedia più la nomina del direttore sanitario. Gli altri quattro, si spera, nel 2013 con l’allentamento dei cordoni imposti da Roma.
Per quanto riguarda l’anatomia patologica si è parlato della necessità di avere il servizio al S.Paolo per l’alto numero di esami per cancri polmonari, e per l’estemporanee , esami urgenti su richiesta del chirurgo. Al Di Venere rimane un infermiere ed un tecnico. E’ stato fatto notare che non sarà possibile garantire al Di Venere esami fatti con il paziente sottoposto in quel momento ad operazione, proprio perchè imprevisto e per mancanza di medici. Si è fatto notare che i dati resi noti dalla direzione generale in un primo momento erano falsi: contro i cinquemila esami istologici sul pezzo chirurgico resi noti dall’azienda, in realtà essi sono oltre diecimila esami all’anno.
L’assessore Attolini verificherà l’andamento dei numeri e dei tempi nelle diagnosi e ha dato appuntamento per un ulteriore incontro entro il 10 dicembre.
Attualmente tra tagli dolorosi con eliminazione di posti letto essenziali, razionalizzare dei centri diagnosi, come dicono alla Regione , la realtà è ben diversa. Ciò comporterà conseguenze gravi con implicazioni sui tempi di cura sino alla rinuncia da parte degli oncologi di fare terapie per il cancro perchè il paziente nell’attesa è diventato terminale ed inevitabile ricorso alla giustizia per ritardi non giustificabili per scelte immotivate, senza basi scientifiche.
Leonardo Damiani