E Obama disse: “C’è crisi: mi taglio lo stipendio!”
Prima di lui, compirono un gesto simile Herbert Hoover e Jhon F. Kennedy, ma anche lo stesso George Washingston rinunciò a parte dei suoi compensi militari alla fine della sua carriera. Come in Italia, dunque, anche in America ci si trova a dover fare i conti con la crisi e con i costi della politica. Ma a muoversi per primo, a dare un grande esempio di empatia e vicinanza ai cittadini americani è lo stesso presidente degli Stati Uniti che annuncia un taglio del 5% al suo stipendio di 400 mila dollari in segno di solidarietà con i dipendenti federali alle prese con le sforbiciate al bilancio. La mossa di Barack Obama, anticipata all’agenzia Ap da fonti della Casa Bianca, è la risposta ai tagli per 85 miliardi di dollari che, a causa del mancato accordo tra repubblicani e democratici al Congresso, colpiranno i programmi federali e, di conseguenza, centinaia di migliaia di dipendenti pubblici.
Il portavoce Jay Carney lo definisce un “gesto simbolico”, visto che il suo stipendio è fissato per legge Barack ha voluto comunque dimostrarsi solidale con i dipendenti pubblici rinunciando ad una seppur minima parte dei suoi introiti, per dare il buon esempio e per accorciare le distanze tra privati ed istituzioni.
Nelle scorse settimane, l’amministrazione aveva ricevuto continue richieste su come essa stessa sarebbe stata coinvolta dai tagli. Il presidente ha deciso dunque di restituire 20 mila dollari al Tesoro seguendo il segretario alla Difesa Chuck Hagel, che si è impegnato a rinunciare a 14 giorni di stipendio per non essere da meno rispetto ai 750 mila impiegati civili del Dipartimento che nei prossimi mesi dovranno restare a casa un giorno alla settimana per 14 settimane.
Nel 2011, ultima dichiarazione dei redditi resa pubblica, Obama e la First Lady Michelle hanno denunciato un reddito lordo di quasi 790 mila dollari, contro gli 1,7 milioni del 2010 e i 5,5 milioni del 2009. Circa metà del reddito del 2011 degli Obama deriva dallo stipendio del presidente, il resto dai ricavi dei suoi libri. Gli Obama hanno dato in beneficenza 172 mila dollari.
Ma c’è ovviamente chi sibila e ghigna inneggiando ad una manovra pubblicitaria, un’ elemosina per accattivarsi il favore delle folle. I Repubblicani asseriscono che non basterà questo a far dimenticare la disastrosa questione del budget ed anche dalla stampa, ci vanno giù pesante: Richard Choen del Washington Post, scrive sardonico: “E quest’anno? Niente Hawaii? Più che un gesto simbolico, mi sembra una trovata pubblicitaria.”
Chiara De Gennaro
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