Il Segretario di Stato, mons. Pietro Parolin, a nome di Papa Francesco, ha inviato un messaggio alla Conferenza di revisione della Convenzione sul divieto d’impiego delle mine antipersona che si è tenuta a Maputo, in Mozambico.
La posizione della Chiesa è netta: ““Il ricorso alle armi in generale e alle mine in particolare rappresenta una sconfitta di tutti”. Le mine rappresentano “un’arma irresponsabile”, da “vigliacchi” che “prolungano la guerra e alimentano la paura anche dopo la fine dei conflitti”.
Il pensiero del Papa è chiarissimo: le mine antiuomo esprimono il “fallimento umano provocato dalla guerra, un sentimento di paura che prevale nello stile di vita e altera la costruzione della pace”.
“Per costruire la pace – è scritto nel documento – allora riduciamo i nostri stoccaggi di armi e bandiamo le armi che non hanno ragion d’essere in una società umana”. E’ necessario piuttosto che “investiamo nell’educazione, nella salute, nella salvaguardia del nostro pianeta”.
Papa Francesco invita tutti i Paesi ad accettare la Convenzione, “affinché non ci siano più vittime di mine” e “nessun bambino debba vivere nella paura” di queste terribili armi. I bambini hanno diritto di giocare, correre, rotolarsi su un prato senza correre il rischio di saltare per aria perché qualche fanatico ha deciso di prolungare un conflitto. Le Convenzioni, si legge ancora, non sono “freddi quadri giuridici”, ma “una sfida per tutti coloro che cercano di salvaguardare e di costruire la pace” e di “tutelare i più deboli”.
Papa Francesco confida affinché questa Convenzione possa essere presa come “un modello per altri processi, in particolare per le armi nucleari e per altre armi che non dovrebbero esistere”.
Il messaggio si conclude con un’esortazione forte: “la persona umana deve essere posta al centro dei nostri sforzi per il disarmo”.
Antonio Curci