Piazza San Pietro sempre gremita e ricca di colori per Papa Francesco, il pontefice della speranza, della bontà e del sacrificio. Questa domenica, puntuale a mezzogiorno, Francesco si è affacciato e si è rivolto ai fedeli salutando calorosamente, iniziando la lettura del Vangelo di Matteo. La lettura di ieri, presentava il tema della correzione fraterna nella comunità dei credenti. Il Papa ha detto:” Ogni volta siamo invitati a riconoscere davanti al Signore di essere peccatori, esprimendo con le parole e con i gesti il sincero pentimento del cuore. E diciamo: “Abbi pietà di me, Signore. Io sono peccatore!. Confesso, Dio Onnipotente, i miei peccati”. E non diciamo: “Ah Signore abbi pietà di questo che è accanto a me o di questa che sono peccatori”. No! “Abbi pietà di me!”.
Tutti siamo peccatori e bisognosi del perdono del Signore. È lo Spirito Santo che parla al nostro spirito e ci fa riconoscere le nostre colpe alla luce della parola di Gesù. Ed è lo stesso Gesù che ci invita tutti, santi e peccatori, alla sua mensa raccogliendoci dai crocicchi delle strade, dalle diverse situazioni della vita.” Il Papa ha, in questi giorni, indetto per domenica 28 settembre 2014 una Giornata di preghiera per la terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre sul tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Il Santo Padre ha continuato la sua omelia dicendo che il cristiano deve essere vicino al fratello, deve ascoltarlo, “E se il fratello non mi ascolta? – ha continuato il Papa- Gesù suggerisce un progressivo intervento: prima, ritorna a parlargli con altre due o tre persone, perché sia più consapevole dello sbaglio che ha fatto; se, nonostante questo, non accoglie l’esortazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire la frattura e il distacco che lui stesso ha provocato, facendo venir meno la comunione con i fratelli nella fede.
L’atteggiamento da utilizzare è di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello. Perché, voi sapete, anche le parole uccidono! Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io ‘spello’un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro! Anche le parole uccidono. Facciamo attenzione a questo.
Nello stesso tempo questa discrezione di parlargli da solo ha lo scopo di non mortificare inutilmente il peccatore. Si parla fra i due, nessuno se ne accorge e tutto è finito. È alla luce di questa esigenza che si comprende anche la serie successiva di interventi, che prevede il coinvolgimento di alcuni testimoni e poi addirittura della comunità. Lo scopo è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti. Ma anche di aiutare noi a liberarci dall’ira o dal risentimento, che fanno solo male: quell’amarezza del cuore che porta l’ira e il risentimento e che ci portano ad insultare e ad aggredire. E’ molto brutto vedere uscire dalla bocca di un cristiano un insulto o una aggressione. E’ brutto. Capito? Niente insulto! Insultare non è cristiano. Capito? Insultare non è cristiano.”
Dopo l’Angelus, il Papa ha salutato tutti i pellegrini provenienti da diverse regioni italiane e non solo. Ha ricordato i territori del conflitto in Ucraina orientale e, prima del saluto ha detto:” E ricordatevi domani, la ricorrenza liturgica della Natività della Madonna. Sarebbe il suo compleanno. E cosa si fa quando la mamma fa la festa di compleanno? La si saluta, si fanno gli auguri… Domani ricordatevi, dal mattino presto, dal vostro cuore e dalle vostre labbra, di salutare la Madonna e dirle: “Tanti auguri!”. E dirle un’Ave Maria che venga dal cuore di figlio e di figlia. Ricordatevi bene!. A tutti voi chiedo, per favore, di pregare per me. Vi auguro buona domenica e buon pranzo.”
Federica Cirillo