I punti nascita in Puglia chiudono, si riducono sempre di più i posti dove far nascere i bambini pugliesi. Strutture come quella del “Di Venere” dove vi era la ”fabbrica dei bambini”, l’ostetricia per accogliere nuove vite, dotata di sessanta posti, è stata ridotta a venti posti letto. Le nascite non diminuiscono, anzi aumentano viste le chiusure degli ospedali vicini. Si apprende da un eminente chirurgo pediatra che i posti letto a sua disposizione sono stati ridotti da quindici a cinque. Rispondono i cosiddetti tecnici dell’ARES che costui fa solo quattrocento interventi chirurgici all’anno. Solite logiche economiche che non tengono in alcun conto i risultati in termini di salute dei piccoli pazienti. Per non parlare dei Reparti di pediatria cassati come quelli di Molfetta o a rischio come quello di Monopoli. Si dirà, allora potenziamo gli ospedali di riferimento. Assolutamente no. Inoltre è noto che presso l’unico Ospedale pediatrico della Puglia vi è al Pronto Soccorso un solo medico di guardia con un afflusso di bambini da tutta la Regione ed oltre come Calabria, Basilicata e Campania in parte. I bambini pugliesi nascano in casa, quelli di mezzo Sud si facciano curare nelle condizioni descritte da Carlo Levi in ”Cristo si è fermato ad Eboli”, dove Carlo Levi, medico esiliato, assiste impotente alla morte di un bambino per un attacco di appendicite esitato in peritonite proprio perché l’ospedale è lontano ed irragiungibile e nessuno ha una automobile.
Ebbene, chi non è genitore non può capire cosa significhi soffrire nel vedere il proprio figlio in difficoltà e non riuscirlo a curare decentemente. Chi non è papà o mamma non comprende cosa si prova nel vedere un bimbo sofferente e non riuscire a trovare qualcuno che possa aiutarlo.
Del resto la volontà politica italiana sembra essere chiara: nessuna politica a favore delle famiglie. Non si sa dove nascere, le scuole sono in crisi, l’istruzione e la ricerca non vengono finanziate e gli ospedali pediatrici subiscono il ridimensionamento, specialmente in Puglia.
E Vendola?
Nei fatti approva tutto ciò perché firma piani sanitari che comportano situazioni come quelle descritte. Egli non sa cosa significhi essere padre, anzi è completamente fagocitato dal suo impegno a favore del matrimonio tra omosessuali chiedendo diritti uguali a quelli degli eterosessuali, compreso quello di essere genitori.
Naturalmente sarò tardo di comprendonio, ma non capirò mai come un figlio possa crescere con due papà o due mamme.
Ed allora?
Contraddicendomi, chiedo che il Legislatore possa consentire a Vendola di adottare quanto prima un figlio che avrà la fortuna di avere come padre-padre o padre-madre proprio il potente Presidente della Regione Puglia, che decide delle sorti di chi nasce nella nostra terra. Probabilmente, solo allora potrà capire le sofferenze dei tanti genitori in attesa o con figli ammalati e forse potrà ritornare saggiamente sui suoi passi. Vendola-padre, forse, la smetterà di condurre una politica anti bambino e verrà a vedere di persona come quotidianamente, nei pochi centri nascita e cura, i medici assistono con impegno e sacrificio piccole creature, attualmente discriminate rispetto a quelle di altre Regioni. Altro che andare ai Gay Pride e farsi paladino di una categoria che ormai è una lobby di fatto e che gode di attenzioni e di favore dell’opinione pubblica. Quelle stesse attenzioni che invece vengono di frequente negate ai più deboli, come i bambini e i disabili.
Leonardo Damiani
Ginecologo