Sociologo tra i più attenti alle trasformazioni dei nostri tempi, il francese Michel Maffesoli ha riassunto in maniera esplicativa e didascalica nel suo ultimo lavoro Note sulla postmodernità uno degli argomenti più frequenti e interessanti del dibattito culturale contemporaneo: il postmodernismo.
Secondo l’autore, il passaggio dalla medievalità alla modernità (che può essere intesa anche come postmedievalità) ha comportato una riconfigurazione dei tre elementi posti alla base della prima epoca: da un’interazione costante tra la politica, il sociale e l’ideologia (tutte e tre caratteristiche fondanti della medievalità), si è passati a una nuova triade fondatrice costituita dall’Individuo, dalla Storia e dalla Ragione. Questa sorta di shifting ha prodotto una omogeneizzazione a livello nazionale, istituzionale e ideologico.
Con l’avvento della postmodernità, invece, si è assistito al tramonto definitivo dello stato-nazione, delle istituzioni e del sistema ideologico, e a un nuovo interesse verso il localismo, la tribù e il bricolage mitologico. In questa fase, contrariamente a quanto avveniva per la postmedievalità, si è realizzata un’eterogeneizzazione (carattere tipico della nostra attuale società) mascherata però da un’apparente omologazione mondiale. In questo nuovo contesto, la nozione di “individuo” non è più in grado di inglobare le caratteristiche della socialità postmoderna, quindi è stata necessaria l’adozione di una nuova figura esplicativa: la “persona”, che concettualmente richiama anche le categorie dell’identità e delle identificazioni multiple.
La postmodernità, inoltre, vede un progressivo declino della Storia linearmente intesa, e un contemporaneo emergere delle singole storie umane: così il soggetto postmoderno vive un’esistenza fatta da una serie di istanti eterni, di pratiche quotidiane e di un continuo bisogno di “cogliere l’attimo fuggente”.
Un altro elemento tipico della postmodernità è dato dalla proliferazione invasiva dell’immagine, che sottoforma di spettacolo ha dato alla luce quello che Maffesoli chiama: «la (ri)nascita di un mondo immaginale». E proprio questo immaginale, espresso ad esempio in dimensioni virtuali, ludiche o oniriche, è divenuto uno dei marchi più appariscenti e caratterizzanti della nostra epoca.
In conclusione, possiamo affermare di assistere a un continuo «divenire a spirale del mondo»: la nascente postmodernità altro non è che un riassemblaggio di “pezzi” differenti provenienti dal passato, integrati e mescolati con altri “pezzi” che, precedentemente, sono stati negati o relegati ai margini.
Giovanni Boccuzzi