Il prestigio che conferisce il Premio Nobel a chi lo riceve è indiscutibile. L’autorevolezza è dato dal fatto che lo hanno vinto personaggi che hanno cambiato la storia dell’umanità, rendendo le condizioni di benessere dell’uomo migliori. Per quello per la medicina ricordiamo Fleming che introdusse la penicillina che ha salvato la vita a milioni di uomini, Watson e Crick con la scoperta del DNA ecc. Sono esempi illuminanti di scienza che cambia, che interagisce nella storia dell’umanità.
I tre vincitori del Premio Nobel per la Medicina di quest’anno con le loro ricerche hanno scoperto il meccanismo di trasporto delle cellule. La ricerca inizia nel 1970 ed è continuata. All’interno delle cellule si formano vescicole piene del mediatore chimico che viene messo in circolo attraverso l’adesione della vescicola alla parete cellulare. Quindi apertura, emissione nei liquidi extracellulari e captazione della sostanza. Ho consultato i miei libri di Medicina pubblicati appunto negli anni ’70 e il meccanismo era noto. Anzi le vescicole erano definite endocitoplasmatiche e parte del loro funzionamento era stato intuito da Golgi, scienziato italiano dell’inizio del 900 anch’egli vincitore del Premio Nobel, che diede nome ad organuli delle cellule deputati all’emissione esterna di protidi, libidi, glucidi e mediatori chimici.
Nulla di nuovo quindi? Un Nobel per ricerche già note, che è conosciuto anche da studenti del liceo? Non ho nè l’autorevolezza per pensarlo, nè posso smentire un’istituzione di tale prestigio anche perchè certamente in quei studi i tre ricercatori avranno aggiunto elementi innovativi che la divulgazione scientifica non ha comunicato.
Una riflessione dunque e la speranza che si guardi di più alla ricerca che abbia immediati risvolti applicativi. La ricerca su nuovi farmaci è ferma per precise scelte delle multinazionali del farmaco e al limite quelle poche molecole che escono curano ma non guariscono. Ed il loro costo è esorbitante. E molti Stati, con l’Italia in testa, sono restii ad introdurli nella farmacopea o al limite l’introduce con la clausola della fascia C a pagamento.
Allora dunque un serio incentivo a quei scienziati fuori da queste logiche, come Fleming, che ogni giorno hanno importanti intuizioni. Un pò di coraggio dei giurati del Karolinska Institute non guasterebbe, pena la perdita di prestigio dell’istituzione.
Leonardo Damiani