In un prosequio di una indagine che si perde almeno nei primi mesi del 2013 e che ha portato all’arresto di un ufficiale dell’esercito, il Tenente Colonnello R.L. (ai domiciliari da Ottobre), le fiamme gialle hanno nuovamente visitato negli uffici del Ministero della Difesa e, segnatamente, si sono presentati nella sede del V Reparto Infrastrutture dell’Esercito con sede in Padova.
Attivati dal PM Sergio Dini, i militari stanno acquisendo una notevole quantità di atti amministrativi, con fattivi sospetti circa ipotesi di reato che parrebbero andare dal falso ideologico alla corruzione all’abuso d’ufficio, pur non essendo al momento stato iscritto ancora alcun nominativo nel registro degli indagati.
Dunque forti sono i dubbi, secondo molti, che possano esserci sensibili irregolarità in un reparto dove è notevole il flusso di danari erogato dal Ministero della Difesa in ragione della gestione da parte degli stessi uffici di questioni tanto in ambito manutentivo immobiliare (e non) quanto per svariate tipologie di forniture per un’area geografica molto vasta che si sviluppa nel Nord-Est dello stivale, nella zona ricompressa dal Veneto al Friuli fino al Trentino Alto Adige.
In questo Reparto lavorava appunto l’alto Ufficiale tratto in arresto con funzioni di “capo ufficio alloggi” parrebbe soprannominato – nelle intercettazioni telefoniche di alcuni imprenditori – “mister 10 per cento” .
Al vaglio delle Fiamme Gialle l’assegnazione di lavori tramite appalti e in casi pare non sporadici con trattativa privata, parrebbe con il concorso di altri militari.
Un pantano, insomma, come il nome degnamente assegnato all’indagine le cui macchie, evidentemente, hanno sozzato le gloriose stellette che da sempre ornano il decoro delle nostre forze Armate.
Per molti, effetti collaterali della “professionalizzazione” delle FF.AA.mediante cui – con la sostanziale seppur implicita abolizione del servizio militare obbligatorio (2005) – si è reso l’insieme del Personale Militare gruppo chiuso e asettico, sicuramente più esposto dunque a situazioni ove possano insediarsi focolai di irregolarità; ciò è sufficiente, secondo molti, a ricostituire la leva obbligatoria per ogni livello (truppa, sottufficiali, ufficiali) in modo da creare un turn-over più consistente e tenere così “col fiato sul collo” ambigui personaggi evidentemente immeritatamente avvolti nella divisa o comunque ricoprenti ranghi anche molto in vetta alla piramide di comando; soggetti, secondo i dati trapelati da questa e altre indagini, dediti alla corruzione in barba ai molti che, per i diritti fondamentali di noi tutti, con la Divisa per questo Paese ci hanno lasciato le penne nelle dolorose vicende della storia o di chi tutt’ora rischia di lasciarcele, ogni giorno, dall’altra parte del mondo magari, imbracciando un fucile a tutela degli interessi della nostra Nazione.
Roberto Loporcaro