Sta girando soprattutto sui social network la notizia della raccolta firme per indire, nel 2013, un referendum popolare per l’ abolizione parziale dei privilegi parlamentari, dei finanziamenti ai partiti e all’ editoria.
La polemica riguarda soprattutto la scarsa attenzione che la stampa sta dedicando alla questione. Sarà possibile firmare nel proprio comune di residenza fino al 30 luglio.
Una volta raccolte le 500 mila firme, i quesiti da votare saranno tre:
- L’ abrogazione della Legge recante le norme per la determinazione delle indennità parlamentari ( la determinazione del rimborso spese basato su 15 giorni di presenza al mese; la possibilità di cumulare più indennità con la partecipazione a commissioni extra; l’ impossibilità di sequestro pignoramento delle indennità mensili e della diaria; l’ esclusione di ogni tributo per la diaria e le indennità corrisposti e l’ esclusione di essi da accertamenti fiscali)
- L’ abrogazione della Legge recante le norme per il rimborso spese elettorale e referendario (dopo essere stata abrogata la norma che permetteva il sovvenzionamento libero ai partiti, la Legge ora in atto prevede rimborsi elettorali a seconda del numero di cittadini che ha votato per il partito)
- L’ abrogazione della Legge che prevede finanziamento pubblico ai giornali ed alle televisioni (si vuole eliminare il malcostume di utilizzare i fondi pubblici, stampando copie che resteranno invendute e ricavandone profitto senza svolgere realmente servizio di informazione; dopo l’ abrogazione della norma, si prevede l’ approvazione di un’ altra che regoli in maniera diversi i sovvenzionamenti pubblici agli organi informativi)
La decisione dei cittadini n materia può influire, seppure minimamente, sulla diminuzione dei privilegi parlamentari. La maggior parte dei benefici è decisa da organi interni, in cui il cittadino non può minimamente intervenire. La politica in Italia costa complessivamente cinquanta miliardi di Euro l’ anno.
Claudia Morelli