Roberto Saviano torna a Bari dopo anni, portando con sè il suo nuovo libro Zero Zero Zero, una sorta di “Gomorra al cubo”, una denuncia doppiamente tagliente, doppiamente pericolosa. Roberto Saviano ha 33 anni e da quando ne ha 26 è sotto il controllo totale dell’Arma dei carabinieri, da quando la camorra ha fatto sapere di volerlo eliminare. Saviano, in questi anni, è diventato il simbolo di un Sud giovane e coraggioso, di una bocca che non vuole più tacere, di una verità che sgomita per venire alla luce. Dopo la stesura di Gomorra, ha dovuto rinunciare a ciò che aveva di più prezioso: la libertà, una vita normale, il piacere del tempo trascorso con la propria famiglia. Avrebbe potuto fuggire e ricominciare: Scandinavia, nuovo paese, nuova identità, un futuro. E invece ha deciso di restare, di continuare a lottare nel nome di una sconcertante e invadente verità. Zero Zero Zero è l’atteso romanzo sulla cocaina, destinato a diventare bestseller mondiale. Al suo interno una storia: quella di un protagonista signore del mondo che è foglia e diventa pasta, per poi diventare polvere, che fa muovere eserciti, che genera guerre, che sparge sangue, che spappola democrazie, che viaggia nascosto, che si muove sotto il mare, che striscia sotto la sabbia ed esplode a kilometri di distanza influenzando vite, costumi, commerci, politiche e flussi di denaro. Alle 21 di ieri sera, Saviano ha fatto il suo ingresso in una Feltrinelli blindata e presidiata da polizia e Guardia di Finanza, protetto dalla sua onnipresente scorta. A dialogare con lui, Alessandro Logrande, autore di “Malevite”, che introduce il libro proclamandolo subito incentrato su un unico tema: il narcocapitalismo. Andando a ritroso, guidato dalle parole chiare e pacate di Saviano, il pubblico presente viene trasportato fino in Messico. E’ da li che la triste storia vera ha inizio. E’ da lì che parte il nuovo modo di fare economia basato sulla polvere bianca, un mercato che fattura più di 400 miliardi all’anno. Più della Shell, più della Apple. Storie che apparentemente non ci riguardano, non ci toccano, apparentemente lontane da noi, ma che si rivelano l’humus fertile della nostra economia, europea, italiana, pugliese. Camera di combustione di progresso senza sviluppo, crescita in tempo di crisi, illusorio benessere che fa girare soldi di cui noi non sentiamo più nemmeno l’odore. Il nostro paese che diventa una pedina di una partita a scacchi mondiale, un semplice pedone che muove gli ingranaggi del gioco, ma dai quali ingranaggi rimane stritolato. Criminalità organizzate, mafia, droga, malavita che si infiltrano nella vita quotidiana, la insozzano, la contaminano, lasciandola apparentemente invariata. Ed ancora una volta, un governo, un meccanismo politico che non fa nulla per contrastare il fenomeno, che chiude gli occhi davanti alla realtà più becera. In America, per sconfiggere la mafia e il riciclaggio di denaro sporco, vengono usate le leggi antiterrorismo che paralizzano le attività sospettate di riciclaggio fino ad arrivare a neutralizzare i commerci illeciti. Zero Zero Zero risale la corrente, scava nel profondo, smaschera colpevoli, denuncia il marcio. Dal Messico, al porto “nero” di Bari, Saviano ancora una volta non ha paura di tacere e, allora, parla. Perchè, ricorda: “Non ho paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba, diventa un sentiero.”
Chiara De Gennaro
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foto di: Francesco Guida