E’ proprio così, Bari è una città dalle mille risorse. Accade, infatti, che in una giornata primaverile, mentre passeggio per corso Sonnino, venga attratto da un profumo di caffè davvero inebriante. L’ora è quella giusta. Evidentemente ho proprio bisogno di una buona tazzina di caffè. Seguo la scia di profumo e mi ritrovo davanti ad una vera e propria boutique del caffè. E’ una vecchia bottega del caffè trasformata in un’elegantissima posto dove si respira la cultura proveniente da tutti i continenti. Si chiama “SantaFè” e vende solo caffè. Entro con molta curiosità e trovo esposti, divisi per continenti (America, Africa ed Asia) le varie tipologie di caffè. Ce ne sono tantissime e di tutti i gusti. E’ un esplosione gioiosa di chicchi dalle forme più disparate, colori e profumi. C’è persino il caffè verde fatto di fiori, di spezie e d’erba, tostato, colore manto di monaco e dal sapore cioccolatoso.
La vera novità è il caffè verde venduto in grani. E’ un caffè apprezzato da tutti coloro per i quali la preparazione diventa una liturgia e momento di aggregazione, proprio come avviene per certe etnie africane. Il caffè verde è anche terapeutico se macinato e degustato a tisana. Possiede proprietà benefiche antiossidanti, digestive e diuretiche.
Tutto questo l’ho imparato chiacchierando amabilmente con Emanuela, una piacevolissima persona che ha saputo trasformare una semplice bottega del caffè in un punto vendita molto particolare. Un luogo di aggregazione per tutti gli amanti del caffè che quindi possono condividere insieme la cultura che da esso ne deriva. I palati più esigenti, poi, come tanti piccoli alchimisti, possono scegliere e miscelare fra loro le più disparate qualità di caffè per ottenere gusti assolutamente personalizzati. A me questo posto è piaciuto tantissimo al punto che mi sono chiesto se questa mia recensione fosse un vero e proprio messaggio commerciale gratuito. Può darsi e spero non me ne voglia il mio editore. Ma le belle e colte iniziative commerciali che danno lustro alla Città, a mio giudizio vanno raccontate.
Antonio Curci