Cosa c’è di tanto nobile e raffinato negli scacchi? Perché c’è chi non è interessato neanche a conoscerne le regole e chi consacra la sua intera vita a questo gioco?
Nel gioco degli scacchi è risaputo che l’obiettivo sia dare scaccomatto al re avversario, ossia porre sotto attacco diretto il suo re senza lasciargli modo di difendersi. Son ben 16 i pezzi che ha ogni giocatore, ma l’unico il cui destino definisce l’esito della partita è proprio il re: gli altri pezzi sono importanti senza dubbio, ma il re è il pezzo cruciale.
Non sarebbe nuova la concezione secondo la quale ogni giocatore si identifichi col proprio re e seguendo questa logica attribuisca al re avversario la trasfigurazione del suo rivale. A questo punto una partita a scacchi diventa una vera e propria guerra il cui scopo è uccidere il nemico per non essere uccisi.
Considerando quindi una partita a scacchi come un combattimento formalizzato, consensuale e prestabilito tra due persone, che scaturisce per la difesa dell’onore e della rispettabilità e che si svolge secondo regole definite tra uomini armati nel medesimo modo, è possibile affermare che gli scacchi sono il corrispettivo nell’Era Contemporanea dei duelli con la sciabola del XVII secolo.
“Negli scacchi risiede la violenza dell’intelligenza che è la più tagliente, l’annientamento dell’avversario senza proibizioni. Poterlo finire quando è già caduto, senza pietà, qualcosa di molto simile a quello che nella morale si chiama omicidio.”
(Anatolij Karpov)
Esiste una considerevole eterogeneità nel rapporto delle persone con gli scacchi: da chi ne ha solo sentito parlare, fino a chi vi dedica la totalità della sua vita. Per Walter Tevis il motivo risiede negli stereotipi: “Gli scacchi sono da sempre circondati da veri e propri stereotipi, difficilissimi da estirpare: sono un gioco lento, per persone riflessive, anziane; sono un gioco mite e pacato, praticato da geni avulsi dalla società; sono un gioco che procede per non meglio definiti schemi; da ultimo, certo, gli scacchi sono un gioco maschio. Nulla di più falso.”
Chi riesce a non farsi inibire da questi clichè e si lascia affascinare da questa antica arte, finisce per non poterne fare più a meno, non poter fare più a meno di dare Scacco al Re.