Il mese di maggio, per studenti e docenti di ruolo, rappresenta un mese splendido: la primavera finalmente si è insediata, l’estate è imminente e, meraviglia delle meraviglie, la scuola sta per finire e lasciare il posto finalmente al meritatissimo riposo e al tempo libero. Queste piacevolissime sensazioni, però, non appartengono a una categoria di docenti che va sotto il nome terribile di precari. La precarietà è oggi la vera nemica di chi, come me, docente della Scuola Secondaria Superiore (abilitata SSIS) e impegnata nel Sostegno con contratto a T.D., vede terminare il proprio servizio allo Stato e non sapere se a settembre potrà riprendere l’attività didattica con gli stessi ragazzi o almeno nella stessa Scuola.
Un’altra mannaia sta per abbattersi sui docenti precari che da anni servono lo Stato senza alcuna garanzia sul proprio futuro. Il Governo ha emanato di recente due decreti sostanzialmente taglia-precari: il primo relativo alla riconversione dei docenti di ruolo in esubero sui posti riservati al sostegno, il secondo, l’ormai famoso decreto sul Tirocinio Formativo Attivo.
A fronte di simili strategie politiche, mi sorprende un nauseante senso di smarrimento che però non mi esime dall’esternare alcune considerazioni per quanto sta accadendo a danno dei docenti precari.
Per prima cosa vorrei prendere in considerazione il Decreto Direttoriale n° 7 del MIUR che disciplina i Corsi di formazione per il conseguimento della specializzazione relative alle attività di sostegno, destinate al personale docente in esubero. Esso consente l’acquisizione di un titolo, su base “volontaria” e per di più a spese dello Stato. Questo è in palese contraddizione con il percorso affrontato dal personale docente specializzato. Ricordo che gli insegnanti di sostegno hanno superato una dura selezione per accedere alla SISS, hanno frequentato a spese proprie e totalmente in presenza (e non in parte on line come il decreto prevede per gli esuberi) dalle 400 alle 800 ore di lezione a seconda del percorso di abilitazione pregresso. Infine hanno discusso una tesi per conseguire la specializzazione sul sostegno, il tutto continuando a svolgere funzione di docente nella Scuola. Come ben si comprende, l’utilizzazione del titolo ai fini dell’inserimento in graduatoria è avvenuta solo a seguito di un percorso lungo e impegnativo dal punto di vista professionale ed economico. La disparità di trattamento fra i precari e gli insegnanti in esubero si configura nella possibilità concessa dal Decreto a questi ultimi di sfruttare il titolo immediatamente dopo il conseguimento di un livello di formazione intermedio e, laddove non ci sia il tempo (cioè prima delle assegnazioni del prossimo A.S.) di usufruirne dopo il livello di base!!!
Evidentemente in questo caso (ma non per gli specializzati SSIS) è più importante fare in fretta che certificare con accuratezza un qualificato percorso di formazione. Inoltre, tale formazione fa confluire solo per la durata del percorso tutti gli aderenti in esubero (docenti e insegnanti tecnico-pratici) in un’area comune di sostegno e non differenziata per aree disciplinari (rimaste ormai unicamente per la Scuola secondaria di secondo grado), riservandosi di distribuire i nuovi docenti specializzati secondo le aree di appartenenza una volta conseguito il titolo. Questa situazione transitoria fa presupporre che le aree disciplinari probabilmente non avrebbero una giustificazione didattica. Per questo, sarebbe ora di riconsiderare l’area unica del sostegno per la Scuola Secondaria Superiore, soprattutto per fare muovere quelle graduatorie permanenti in esaurimento ormai ferme da troppi anni (si vedano gli alti punteggi di graduatoria).
Un’ultima considerazione sulle graduatorie. E’ bene che si sappia che il reclutamento dalle graduatorie in esaurimento, in particolare per alcune classi di concorso, è fermo da anni e che le “regole del gioco” per l’inserimento e l’aggiornamento dei punteggi, sono state periodicamente modificate (inserimenti a pettine e non, scelta di una o più provincie, limite dei punteggi dei titoli culturali, etc.) dal momento della loro istituzione. Che cosa c’è dietro tutto questo? Non è dato di sapere. Di sicuro c’è la volontà di non risolvere il problema del precariato nella Scuola in quanto, da una parte, si favorisce un frettoloso reinserimento del personale docente e ITP in esubero e, dall’altro, si fanno partire i Tirocini Formativi Attivi per inserire nuove forze nella Scuola, anche per classi di concorso dove si conta un numero elevato di docenti in sovrannumero.
Rivolgo il mio appello a chi ha la competenza e può disporre dei “canali” di dialogo per uniformare i percorsi formativi del personale docente precario e di ruolo evitando discriminazioni e sopravanzamenti disposti a seconda del momento e delle convenienze.
Antonella Pulito