I poveri ci sono sempre stati. Anche i deboli e gli indifesi. Anzi, nel nostro Paese c’è stata un’epoca in cui la politica è stata fatta da uomini poveri verso altri uomini poveri, solo per pura passione e amore per la Patria. Uomini come Dossetti, Lazzati, Fanfani e La Pira, nostri Padri Costituenti, per scrivere la Costituzione vissero a Roma, in via della Chiesa Nuova, come studenti fuori sede, dividendo la casa e le spese giornaliere. Un unico tetto, un pasto frugale e un grande afflato ideologico e politico. Furono uomini lontani dai lussi, dalla sete di potere e dalla brama di ricchezze. Il loro attaccamento al Paese consegnò agli italiani la Costituzione, una delle più belle del mondo perché fatta da poveri che stavano dalla parte dei poveri. Fu scritta come un vestito imbastito addosso ai deboli, pensando a loro, affinché potesse rappresentare una via verso la felicità.
Sono molto belle le parole di Raniero La Valle, giornalista, politico e intellettuale italiano: «Nella Costituzione i poveri non dovevano essere un’astrazione, ma dovevano essere considerati nella loro condizione reale, perché anche loro avessero il diritto a perseguire la felicità, come era stato scritto, quasi due secoli prima, nella Dichiarazione di indipendenza americana: il diritto di cercare la felicità, non di ottenerla, perché questo nessuna Costituzione lo può dare. La Costituzione però può stabilire che la politica debba renderne possibili le condizioni; e così faceva l’articolo 3 del progetto di Costituzione, che nella proposta formulata dalla Commissione dei 75 all’Aula, diceva che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’eguaglianza degli individui e impediscono il completo sviluppo della persona umana”».
Oggi parlare di poveri è tornato di gran moda. I programmi politici sono pregni di attenzioni verso i poveri. Gli stessi politici non appena ne hanno la possibilità spendono parole dolci nei confronti dei meno abbienti. Per tanti addirittura diventano un manifesto da ostentare in tutti i salotti buoni, compresi quelli patinati della TV e dei Social Network. Basta la morte di uomo che si è dedicato ai poveri per scatenare la corsa alle frasi fatte, al fine di ristrutturarsi l’immagine politica. E quando parla Papa Francesco? Beh.. questo Papa piace a tutti, quindi riprendere pubblicamente i suoi pensieri e le sue parole può aiutare ad essere politicamente più appetibili. Alcuni sembrano diventare addirittura credenti, ferventi e praticanti pur vivendo una vita lontana dal Vangelo. Ostentano discorsi, posture, addirittura espressioni facciali degne dei grandi santi che hanno speso veramente la propria vita vicino ai poveri.
Sepolcri imbiancati! Ipocriti!
I poveri sono sempre lì, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Attendono ancora che qualcuno decida di prendersi cura di loro, non solo a parole, ma con i fatti, concreti. Coloro che tentano di apparire migliori per raggiungere obiettivi personali o ancor peggio per nascondere la loro vera essenza sono come i sepolcri che seppure imbiancati e resi meno tetri, restano sempre tombe, contenitori che nascondono un corpo corrotto e putrefatto.
E’ bene non parlare dei poveri tirandoli per la giacchetta un po’ di qua e un po’ di là. E’ meglio dedicarsi a loro con gesti concreti, con amore e nel silenzio. E dopo aver operato a loro vantaggio, è bene non attaccarsi l’etichetta del “buon samaritano” perché saranno gli incroci di sguardi compassionevoli a rendere giustizia a chi è indifeso e a consegnare alla Storia le opere misericordiose dei veri grandi uomini.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it