La patata ogm Amflora, della compagnia chimica BASF, è stata prodotta con l’obiettivo di ottenere un prodotto da destinare non al consumo alimentare ma all’industria della carta. Considerata l’importanza industriale dell’amilopectina, una delle due componenti dell’amido (l’altra è l’amilosio), gli scienziati hanno prodotto una nuova patata, contenente solo la componente di interesse. Per fare questo, hanno usato l’ingegneria genetica e sono riusciti a disattivare un gene coinvolto nella produzione dell’amilosio.
La BASF ha chiesto l’autorizzazione per la coltivazione di questo ogm, nell’Unione Europea, nel 2003 e, nonostante il parere favorevole dell’European Food Safety Authority (EFSA), l’iter di approvazione è stato ed è ancora molto complicato.
Il 2 marzo del 2010 la Commissione Europea ha dato il via libero alla coltivazione della patata Amflora, considerata l’assenza di rischi per l’ambiente e per le persone valutata dall’EFSA.
Quando tutto sembrava risolto, è arrivato lo stop alla commercializzazione dal Tribunale Ue, perché le procedure per l’autorizzazione dell’ogm, seguite dalla Commissione, sembrano non essere corrette. Più precisamente, la Commissione non avrebbe trasmesso agli organi competenti tutto il materiale informativo sull’ogm in questione.
A questo punto la Commissione deve decidere cosa fare e se ricorrere alla Corte di giustizia dell’Ue ma avrà solo due mesi di tempo per farlo.
Cristina De Ceglie