MONDO – In occasione della 11esima Giornata Mondiale contro lo sfruttamento minorile e a soli 15 anni dall’ approvazione della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, è opportuno fare il punto della situazione.
A fornire stime impressionanti sullo sfruttamento di minori è l’Ilo, organizzazione mondiale del lavoro, secondo cui una buona parte tra i 168 milioni di bambini lavoratori vivrebbe in aree colpite da guerre e povertà; e sebbene sia stato registrato un lieve miglioramento rispetto a cinque anni fa, la situazione continua ad interessare i Paesi dell’Africa Subsahariana.
“I bambini sono spesso i primi a soffrire, mentre le scuole sono distrutte e i servizi di base sono interrotti. Molti bambini sono sfollati o nel loro Paese, o diventano rifugiati in altri Paesi e sono particolarmente vulnerabili alla tratta e al lavoro minorile. In definitiva, milioni di bambini vengono spinti nel lavoro minorile da conflitti e disastri”, aggiunge l’Ilo che invita a prestare attenzione alla IV Conferenza Globale di Buenos Aires(dal 14 al 16 novembre).
Purtroppo l’analisi giunta dalle associazioni nazionali non afferisce solo a situazioni sociali povere e dimenticate, ma a realtà silenti spesso molto vicine ai cittadini.
Secondo le ultime indagini, i marchi più apprezzati nel mondo sarebbero alcuni tra i principali responsabili dello sfruttamento; dalla Nike, Adidas sino al ‘fantastico’ mondo Disney, la lista è lunga e spiacevolmente sorprendente.
Per restare ancora più in situ, sarebbe opportuno citare gli eventi di prostituzione minorile che hanno scosso baresi e non, lo scorso marzo, in seguito ad una segnalazione del programma televisivo le Iene.
Secondo gli inquirenti, nei pressi dello stadio barese(il San Nicola) si sarebbero consumate squallide attività da parte di bambini molto piccoli, mettendo alla mercè della clientela il proprio corpo.
La strada per l’abolizione del lavoro minorile è ancora lunga e spesso scomoda per l’economia, nonostante i contributi di associazioni umanitarie e istituzioni.