Mi sono chiesto spesso in questi ultimi anni se della magistratura e della giustizia italiana bisogna avere rispetto o paura, perchè la lungaggine nota dei processi dovuta anche al forte carico di lavoro dei tribunali, spesso termina con la prescrizione dei reati e quindi con l’assoluzione degli imputati, anzi occorre ricordarlo, dei presunti colpevoli se poi vengono ritenuti estranei alle accuse per le quali sono stati indagati o carcerati.E’ così che si amministra la Giustizia nel nostro Paese? Pare proprio di si e sembra mancare anche la volontà politica di riformare anche la Giustizia per chiarire una volta per sempre e con molta chiarezza se è possibile sbattere un presunto colpevole nel tritacarne mediatico e distruggergli la vita. Un esempio valido e recentissimo è quello dell’on. Antonio De Caro del PD assolto dall’accusa di aver raccomandato un parente per un impiego mai ottenuto. Se dovessero estendere l’accusa a tutti coloro che da sempre hanno fatto raccomandazioni e le fanno ancora, visto che concorsi non ne bandiscono più perchè per quelle poche assunzioni che avvengono su misura, si avvalgono ormai delle famose agenzie interinali, dovrebbero mettere in galera migliaia di politici a tutti i livelli. Da qualche parte forse siamo in tanti a conservare le risposte dei personaggi che potevano, sempre per conoscenza all’interessato che contento, cominciava a sperare, spesso inutilmente. Mondo era e mondo è, ma prima nessuno veniva indagato con tanta semplicità ma grazie all’avvento di mani pulite specie quando a passare dalle forche caudine erano personaggi politici, molti uomini di Legge hanno fatto una bella carriera politica grazie ai processi di cui erano protagonisti (Antonio Di Pietro ne è stato il primo esempio). Vorremmo una Magistratura autonoma da condizionamenti e senza tessere di partito, come il caso del Sindaco di Bari Emiliano, e vorremmo soprattutto che prima di sbattere l’ipotetico mostro in prima pagina, ci fossero prove tangibili di colpevolezza.
Lucio Marengo