Da qualche ora è trascorso l’ultimo week end di festività nazionale e, chissà perchè, dopo le festività per molti si apre il tempo delle valutazioni e dei nuovi obiettivi, dei bilanci e dei migliori proponimenti al cambiamento.
Quest’anno in molti – chi scrive incluso – hanno optato per una pasquetta “a chilometro zero”.
Orbene, ieri al mattino il cittadino Parco 2 Giugno era affollato dalla cittadinanza delle più svariate categorie: i giovani sdraiati o in cerchio a giocare a pallavolo o calcio, le famigliole a passeggio o ben attente ai figlioli a piedi, in bici o triciclo e infine i più avanti con gli anni in crocchi o accompagnati alle stesse famigliole, magari osservando i nipotini usufruire del prato o di qualche giostrina.
A far da capolino a tutti il sole, un po’ incerato e a volte coperto da qualche nube particolarmente burlona.
Ma il grande ospite – a me assai gradito – era un soggetto che da parecchie settimane (mesi?anni?) non si vedeva più in giro: il sorriso.
Grandi e piccini illuminavano la giornata più dello stesso sole con l’allegra euforia di una ritrovata spensieratezza.
Ben compiaciuto della mezza mattinata all’aria aperta, avviandomi a mia volta con famiglia e prole al banchetto dell’angelo (quest’anno come non mai ricucito con poco ai sovrabbondanti resti di quello pasquale) già immaginavo questo articolo e, finalmente, il poter dedicare l’immeritato dono del racconto interamente alla positività e all’auspicio.
(S)fortunosamente, prima di raggiungere l’uscita è avvenuto, per fato o Divin Consiglio (dipende, come sempre, dai punti di vista) che il ritrovato spirito del gaudio fosse scacciato via – alquanto amaramente, seppur con lieve e quasi impercettibile fiato – dal forse cinico filosofare che in ognuno di noi, con varia percentuale di realismo, alberga.
Un padre, nell’avviarsi all’auto con la figliola che lo precedeva saltellante, reggendo sotto un braccio i giubbotti tolti per il tepore e nell’altro una bici (un po’ piccina, per la verità, rispetto alla taglia della bimba) le chiedeva: ti sei divertita?
Ho guardato negli occhi quel padre mentre formulava la domanda, ladro non visto, e ho carpito saltando il muro del sorriso una retrospettiva triste che, da inguaribile imbecille sentimentale, mi ha causato immediati lucciconi.
Quanto era piena e grande, ed encomiabile, e triste e coraggiosa e immensa, quella domanda!
Mi sono chiesto subito da principio – come tutti i superficiali che si fermano alle apparenze – dove fosse la mamma di quella bimba. Poi mi sono detto:Che importa? La bimba era chiaramente felice, dunque la mamma magari era al lavoro (ieri parecchi centri commerciali erano aperti) o magari c’erano altre storie dietro ma, in quel momento, evidentemente non importava.
La grande figura era, in quella mattinata, in quel preciso momento, il padre. Per la bimba figura fisica, materiale, presente.
Per me figura affatto retorica ma anzi rappresentativa, evocativa e, purtroppo/per fortuna, retrospettiva.
Ho visto in quel padre, forse mio coetaneo neanche quarantenne, tutta l’aspettativa per un piccolo, grande desiderio: la felicità della propria figlia.
La lecita domanda, dunque, era accompagnata da uno sguardo (che la bambina non poteva cogliere) di triste disincanto, quasi a darsi una risposta: figlia mia, io ti amo e sei per me la cosa più grande e importante del mondo. Lo vedo che oggi ti sei divertita ma ho bisogno che tu me lo dica, perchè domani – come ieri e prima – giornate ciniche ci daranno battaglia, e ansia, e a volte amarezza.
In quel preciso istante, all’emozione del filosofo ha dato un calcio la rabbia del combattente: Italia, tu sei come quella figlia! e quel padre come le decine, centinaia, migliaia di buoni padri timorosi per il tuo futuro e ansiosi di darti quella felicità che meriti.
Che possa allora il buon Dio, o destino o fato per chi non crede, distribuire calci ben assestati e mandar via tutti quei padri colpevoli non tanto delle ruberie, e truffe e male azioni, quanto del delitto più grave: l’aver relegato il sorriso di un popolo a brevi e pochi giorni.
Che dunque possa tornare presto il sorriso più frequente e per tutti, questo è l’augurio post-pasquale piu ‘ grande che credo si possa fare a tutti ma con particolare forza ai nostri figli e nipoti.
Roberto Loporcaro