Altro che caste, tangenti, furti, appropriazione, abusi sperperi, sono questi i nuovi termini della politica spendacciona; la stessa che ogni tanto fa circolare notizie di presunti scandali per mascherare le porcherie di una classe politica che finge di litigare per fregarci tutti.
La gente muore di fame; il sig. monti (scusi il minuscolo) propone di bloccare gli stipendi e poi leggiamo che il sig. lusi (scusate sempre il minuscolo, ma non meritano di più), esce dal carcere dopo aver derubato miliardi a palate, non si capisce ancora per conto di chi, e va in convento dove si dice farà le pulizie, potrà ricevere la moglie una volta alla settimana, dovrà soggiornare in una stanza singola, ed il giudice che ha ordinato la scarcerazione (VIVA I GIUDICI, questo tutto maiuscolo perché i giudci sono bravi!) disponendo il trasferimento del povero lusi in convento sicuramente non per convertirsi.
Le porcherie sono della politica, ma non solo delle Camere, perché nelle istituzioni regionali accade anche di peggio e lo sperpero viene tenuto gelosamente nascosto perché coinvolge in un modo o nell’altro tutte le forze politiche.
Alla Regione Lazio altro scandalo miliardario, oggetto sempre i fondi messi disposizione per il funzionamento dei gruppi,che sono finiti nelle tasche del sig. franco fiorito che si sarebbe appropriato di ingenti somme per vivere alla grande con i soldi pubblici, cioè con i soldi che noi paghiamo di tasse e addizionali.
Anche per questo signore si prospetta il carcere e in alternativa grazie alla generosità della magistratura il trasferimento in un convento magari di clausura a 5 stelle.
L’attenzione è stata sempre puntata sulle camere e sui parlamentari e senatori, ma da oggi finalmente qualche giornalista si è accorto di quanto sperperano le regioni, di fronte alle quali le spese del parlamento diventano bazzecole.
Chi ci salverà da questo tracollo irreversibile? Chi ci salverà da questi politici attori non più credibili? Ci hanno disarmati dell’arma della preferenza ed hanno paura di restituircela ed è per questa ragione che non si dovrà andare a votare.
Lucio Marengo