«Noi italiani siamo una strana etnia: alterniamo momenti di oscuramento a clamorosi exploit!» Così Paolo Virzì ha commentato la vittoria del David di Donatello 2014 per Il capitale umano, eletto a miglior film dell’anno. La pellicola del regista livornese si è aggiudicata complessivamente sette statuette, per la gioia degli attori Fabrizio Gifuni, Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, che portano a casa il riconoscimento, definito l’Oscar italiano, per la loro interpretazione. Tratto da un romanzo dello statunitense Stephen Amidon, il film di Virzì ha portato a casa il premio per la Miglior sceneggiatura più due David “tecnici” per il montaggio e il fonico di presa diretta.
Trionfatore anche Paolo Sorrentino: già vincitore del premio Oscar come Miglior film straniero, La grande bellezza ha conseguito nove David, tra cui Miglior direttore della fotografia a Luca Bigazzi e Miglior attore protagonista a Toni Servillo, assente per impegni teatrali. Il regista napoletano ha ricevuto la statuetta per la Miglior regia, dedicandola ai «grandi registi presenti alla cerimonia: Marco Bellocchio, Ettore Scola, Francesco Rosi e Giuliano Montaldo».
Vince anche Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, con La mafia uccide solo d’estate. «L’ho girato a Palermo senza pagare il pizzo», scherza il regista siciliano premiato come Miglior esordiente e con il David Giovani.
Due riconoscimenti per la musica a Song ‘e Napule dei Manetti Bros., un David a Roberto Minervini per il documentario Stop the pounding heart, e per il Miglior cortometraggio è stato premiato 37°4 S di Adriano Valerio.
Tanti i premi speciali assegnati. Ricevono il riconoscimento: il regista Marco Bellocchio, Sophia Loren (premiata per Voce umana diretto dal figlio Edoardo Ponti) e Andrea Occhipinti. Una menzione speciale anche al regista Carlo Mazzacurati e al compositore Riz Ortolani, recentemente scomparsi.
Philomena di Stephen Frears e Grand Budapest Hotel di Wes Anderson sono stati premiati rispettivamente per il Miglior film europeo e Miglior film straniero.
Snobbata spesso da molti artisti, la cerimonia, a cui è sempre data poca visibilità, è stata presentata dall’attrice Anna Foglietta e da quel “bischero” di Paolo Ruffini, dispensatore di gaffe a profusione e oggetto di numerose canzonature.
Giovanni Boccuzzi