E’ all’esame del Parlamento un disegno di Legge per tentare di ridurre o addirittura di impedire la libertà di stampa attraverso mezzucci di bassa lega per ridimensionare nei fatti il mondo giornalistico lasciato crescere in maniera esagerata e irrazionale pur fare cassa. Quanti sono in Italia i giornalisti? Quanti sono invece i pubblicisti che sono anche giornalisti? La sproporzione è notevole ed i giornalisti sono circa il 20% mentre i pubblicisti con la restante percentuale hanno sino ad oggi garantito la vita dell’Ordine. Fino ad una quindicina d’anni fa per ottenere la iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti, era sufficiente pubblicare un numero unico di un qualsiasi giornale. In tempi successivi si è giunti a stabilire l’iscrizione all’Albo dopo aver presentato sessanta articoli scritti in due anni, senza essere certi di chi fossero i reali autori. Negli ultimi anni internet con i suoi giornali on line, le collaborazioni radio, la condizione di programmi veri o presunti, ha fatto crescere per esempio solo a Bari, il numero degli iscritti. Oggi qualcuno ha riesumato dopo cinquant’anni una legge del 1963 sempre ignorata, forse per convenienza ed ha avviato una serie di iniziative che sicuramente avranno tutta una serie di strascichi giudiziari, perchè è stato omessa in questi anni l’applicazione di una regola che prevede la radiazione dall’albo, dei morosi, e di questo il consiglio direttivo credo dovrà dare chiarificazioni. Credo che l’obiettivo vero dovrebbe essere quello di cancellare dall’albo i pubblicisti e di impedire loro qualsiasi attività giornalistica. Riposiamoci per ora, ma da settembre sarà guerra totale perchè per essere giornalisti non occorre un tesserino, ma bisogna saper scrivere prima di tutto in italiano e non sotto “dettatura”, ma certamente non staremo a guardare perchè molti come me hanno iniziato a scrivere al puzzo del piombo nelle tipografie, imparando come nasceva un giornale, come si impaginava, e come si stampava.
Lucio Marengo