Il regista britannico Michael Radford è il protagonista della lezione di cinema (condotta dal critico cinematografico Maurizio Di Rienzo) in programma al Bari International Film Festival 2014 nella cornice del teatro Petruzzelli.
La masterclass, tenuta dopo la proiezione de Il postino, è incentrata soprattutto sul ricordo di Massimo Troisi, protagonista della pellicola per cui nel 1996 ha ricevuto la nomination ai premi Oscar come Miglior attore protagonista.
«Vidi il divertente Ricomincio da tre e notai che Massimo aveva un senso dell’humor vicino all’ironia inglese – afferma il regista – ma a quel tempo non parlavo italiano e neanche lui» ricorda col sorriso Michael Radford che subito aggiunge: «Inizialmente Troisi non voleva ambientare il film in Scozia perché lì faceva freddo mentre io non volevo farlo a Napoli perché là, al contrario, faceva troppo caldo».
«Il postino – continua il regista britannico – fu una vera scommessa. Ai miei dubbi sul fare un film in un’altra lingua ma soprattutto in una cultura che non conosco, Massimo mi tranquillizzava: “L’importante è l’umanità e tu ce l’hai, del resto c’occupamm nuje”».
Michael Radford afferma di amare la commedia all’italiana, un genere «ricco di umanità, di senso dell’humor, di piacere delle piccole cose della vita e di gente onesta», e di questa categoria menziona I soliti ignoti «un film straordinario».
Per il regista è stato piacevole scoprire che «a Napoli sono tutti attori, capaci di esprimere umanità, in quanto è gente che ha sofferto, e proprio quella sofferenza dà profondità allo spirito».
«Durante le riprese de Il postino, Massimo era considerato un dio per la troupe, io invece ero solo il suo assistente» ricorda Michael Radford che aggiunge: «Troisi era un grande attore perché aveva i tempi giusti, era perfetto. Non c’era bisogno di fare molte riprese della stessa scena anche se Massimo improvvisava molto».
Il regista nato a Nuova Delhi nel 1946 si definisce «incuriosito dalle altre culture», in cui è possibile accedere attraverso l’apprendimento della lingua e afferma che «tutte le genti del mondo sono come noi».
Riguardo al film Il mercante di Venezia, Michael Radford dichiara: «Volevo portare la gente in un’epoca che non conosceva. Venezia era incredibile nel ‘600». In merito ad Al Pacino che nel film ha interpretato l’ebreo Shylock, il regista ricorda «la grande sofferenza» dell’attore statunitense per entrare nel personaggio. «Si metteva le pietre nelle scarpe per soffrire – continua Radford – Al è una vera bestia di Hollywood, con lui ho un grande rapporto di amicizia».
La discussione si sposta sul pianista Michel Petrucciani, «un personaggio straordinario dotato di un carisma incredibile, un genio del pianoforte» omaggiato dal regista con il documentario Body & Soul. Nonostante fosse affetto da osteogenesi (la cosiddetta sindrome delle ossa di cristallo), Petrucciani «voleva sentirsi normale: era un amante delle donne che spesso tradiva in quanto era un uomo del Sud».
Alla domanda se girerà un film in Puglia, Michael Radford risponde: «La conosco abbastanza bene e l’adoro ma non ho ancora trovato un’idea adatta. Comunque – conclude il regista – su consiglio di Felice Laudadio, andrò a visitare le grotte di Castellana».
Giovanni Boccuzzi
Foto di Francesco Guida