Un inizio che è una fine o forse un sogno, qualcosa che è accaduto realmente, o forse no. Un uomo famoso a cui i giornalisti danno la caccia e che ora è disteso su un letto in obitorio. Una donna, un’infermiera (Mary Dipace) con la sua solitudine e che per caso, durante il suo turno di lavoro, incontra lui, l’anti-maestro: Charles Bukowski (Vito Signorile). Due individui così diversi ma eppure così simili, nelle loro fragilità, nelle roccaforti che si sono costruiti per ripararsi e nascondersi dall’amore. L’amore, quell’uccello blu che canta in una sua poesia, che fa di tutto per nascondere perché gli altri lo conoscono così, come un uomo che ama il sesso facile, le donne, l’alcol, i vizi, ma che nasconde il cuore dietro una vita di soprusi e solitudine che dimentica, solo per poco, con la notorietà. Linda (il cui nome ricorda le due linda più importanti nella vita di Bukowski) è l’infermiera frigida ma che riscopre con lui, brutto e vecchio, un angolo di felicità. È lei che riscopre la vita, lui che riconosce l’amore che ha rifuggito per tutta la vita. L’arte mantiene ancora in vita i vivi, così parla Buk per bocca di Vito Signorile che lo interpreta magistralmente accanto a Mary di Pace. Eros e Thanatos, chi soccomberà? I due attori portano in scena due vite al limite incontrandosi in un “non luogo”, su un ponte, tra la vita e la morte, tra chi resta e chi va e chi decide di vivere grato alla vita. È un inno alla vita, all’eros, alla sessualità, all’amore, Bluebird Bukowski, spalmato nel canovaccio di Riccardo Spagnulo con la regia di Licia Lanera, scena e luci di Vincent Longuemare e Michele Iannone.
Raco Giuseppina