Lunedì 9, martedì 10 e mercoledì 11 aprile *(16.15 – 18.30 – 20.40 –
22.45), dopo il successo di *Loving Vincent*, che ha portato nelle sale
oltre 240mila spettatori, arriva al *Multicinema Galleria di Bari* (Corso
Italia 15, infotel: 080.521.45.63) *Van Gogh. Tra il grano e il cielo*, il
film evento che offre un nuovo sguardo su Van Gogh (1853-1890), attraverso
il lascito della più grande collezionista privata di opere del pittore
olandese: *Helene Kröller-Müller* (1869-1939), la donna che ai primi del
Novecento, ammaliata da un viaggio tra Milano, Roma e Firenze, e
sull’esempio del mecenatismo dei Medici, giunse ad acquistare quasi 300
suoi lavori, tra dipinti e disegni.
Così, proprio a partire dall’Italia tanto amata da Helene e da una mostra
che sta raccogliendo un’affluenza eccezionale (sono già quasi 350mila i
visitatori a oggi, a un mese dalla chiusura), nasce *Van Gogh. Tra il grano
e il cielo*, diretto da Giovanni Piscaglia e scritto da Matteo Moneta. Il
film racconta l’unione spirituale di due persone che non si incontrarono
mai durante la loro vita (Helene Kröller-Müller aveva 11 anni quando Van
Gogh morì nel 1890), ma che condivisero la stessa tensione verso
l’assoluto, la stessa ricerca di una dimensione religiosa e artistica pura,
senza compromessi. Due universi interiori dominati dall’inquietudine e dal
tormento, che entrambi hanno espresso attraverso una vera e propria mole di
lettere: fonti storiche insostituibili ed elemento suggestivo che punteggia
la narrazione del documentario. La colonna sonora originale del film è
firmata dal compositore e pianista Remo Anzovino.
Ad accompagnare l’intero racconto è l’attrice *Valeria Bruni Tedeschi*,
ripresa nella chiesa di Auvers-sur-Oise che Van Gogh dipinse qualche
settimana prima di suicidarsi. L’occasione per raccontare l’intera parabola
artistica di Van Gogh, e la collezione di Helene Kröller-Müller, è una
mostra di eccezionale rilievo, *Van Gogh. Tra il grano e il cielo*,
nella Basilica
Palladiana di Vicenza, curata dallo storico dell’arte Marco Goldin, che
raccoglie 40 dipinti e 85 disegni proventi dal Kröller-Müller Museum di
Otterlo in Olanda, dove oggi è custodita l’eredità di Helene. Al viaggio
dentro la mostra, si affianca quello in alcuni dei luoghi più importanti
per l’arte di Van Gogh: la chiesa di Nuenen (soggetto dei quadri e dei
disegni degli anni olandesi che fanno da sfondo al capitolo dedicato
all’ansia religiosa di Van Gogh, che trova un parallelo in quella di
Helene), l’Accademia Reale di Belle arti di Bruxelles (nelle cui aule
Vincent trascorse pochi mesi), le strade di Parigi (da Rue Lepic 54, dove
Vincent visse per due anni a partire dal marzo 1886 con il fratello Theo,
sino al Moulin de la Galette e alla vigna di Montmartre)
e Auvers-sur-Oise (dove l’artista si recò negli ultimi settanta giorni
della sua vita e fu accompagnato in questo percorso dal Dottor Gachet). Una
serie di preziose riprese sono state realizzate a Otterlo nelle sale e nel
parco del Kröller-Müller Museum, progettato da Henry van de Velde a poco
più di un’ora di auto da Amsterdam.
Il documentario propone inoltre gli interventi di alcuni autorevoli
esperti: la storica dell’arte Lisette Pelsers, direttrice del
Kröller-Müller Museum di Otterlo in Olanda; Leo Jansen, studioso che ha
curato l’edizione critica delle lettere di Van Gogh; Sjraar van
Heugten, storico dell’arte tra le maggiori autorità mondiali sul lavoro di
Vincent van Gogh; la scrittrice e storica della cultura, Eva Rovers,
autrice della biografia di Helene; Georges Mayer, professore onorario di
Storia dell’arte all’Accademia Reale di Belle Arti di
Bruxelles; lo scrittore e docente di Storia dell’arte all’Università Paris
8 Pascal Bonafoux.
Helene Müller fu nel suo tempo una delle donne più ricche d’Olanda. Figlia
di industriali tedeschi, sposò Anton Kröller, con il quale si trasferì in
Olanda e con cui ebbe 4 figli. Si avvicinò all’arte durante le lezioni di
Henk Bremmer, pittore e divulgatore culturale, dal quale era solita
accompagnare la figlia. Fu Bremmer a consigliarle i primi acquisti e a
farle conoscere l’arte di Van Gogh. E nel 1909 Helene acquistò il primo
quadro del pittore olandese. Negli anni della maturità, quando la sua
collezione sarà la più importante dopo quella degli eredi di Van Gogh,
Helene deciderà di fondare un museo per condividere con gli altri la
serenità e il conforto che traeva dai quadri. L’ispirazione le verrà
proprio da un viaggio in Italia, tra Milano, Roma e Firenze, dove l’esempio
dei Medici e del loro mecenatismo fece su di lei una profonda impressione.
Helene si ispirò a Van Gogh a tal punto da andare al fronte a curare i
feriti durante la Prima guerra mondiale, spinta da quello stesso amore
verso i sofferenti e gli umili che aveva portato Vincent a farsi
predicatore laico tra i minatori della regione belga del Borinage, qualche
tempo prima di decidere di diventare artista.
Curata da Marco Goldin, la mostra Van Gogh. Tra il grano e il cielo (aperta
sino all’8 aprile nella Basilica Palladiana di Vicenza) racconta l’arte e
il genio di Van Gogh attraverso i principali periodi della sua attività:
gli anni olandesi, dominati da scene di vita contadina e da colori terrosi,
debitori della pittura di Jean-François Millet e della scuola realista
francese di Barbizon, oltre che della scuola dell’Aia; il periodo parigino,
quando Van Gogh trova la sua strada nell’esplosione del colore e nella
pittura a piccoli tocchi degli impressionisti e soprattutto dei post
impressionisti come Seurat; Arles, il momento più felice, quando il pittore
si perde nella luce e nell’estasi della pittura en plein air, ma anche
quando la tensione emotiva e il fallito tentativo di dare vita a una
comunità artistica insieme all’amico Gauguin lo portano alla prima grave
crisi, che lo conduce a recidersi parte dell’orecchio; il ricovero nella
casa di cura per malattie mentali a Saint-Rémy e l’elaborazione di un segno
stilizzato e vorticoso, forse il suo più caratteristico; infine le ultime
dieci settimane a Auvers-sur-Oise, quando la sua pittura si fa un poco più
distesa. Particolare rilievo la mostra dedica al disegno nella pratica
dell’artista olandese. Le sue tele apparentemente istintive e realizzate in
presa diretta si avvalevano talvolta di lunghi studi preparatori, non
schizzi ma opere in sé compiute, dove già si trova la presenza della linea
spezzata che caratterizza lo stile dei dipinti. Lavori delicati, i disegni,
che soffrono la luce e che pertanto è molto raro vedere esposti.
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