Sono passati ormai quasi tre anni da quel febbraio 2012 nel quale il Comandante Vitelli della Enrica Lexie decise – in deroga al Codice Italiano della Navigazione – di invertire la rotta programmata e portare il vascello nel porto indiano di Kochi.
In questi tre anni di confusione, forse più Italiana che Indiana (avvicendarsi di Governi e Ministri, preponderanza nella “fermezza” più nei propositi che nelle azioni concrete), in molti hanno dimenticato che, nel giorno e ora della presunta sparatoria, ben quattro erano le navi in rotta compatibile con lo spazio del presumibile tentato arrembaggio da parte del Peschereccio St. Anthony.
In questi tra anni di confusione, in molti hanno dimenticato che – seppur in virtù di una legge discutibile che sostanzialmente accorda a battelli civili scorte armate militari – i nostri Marò erano in servizio per una cosa chiamata Repubblica e che, pertanto, le lamiere galleggianti che essi stessi calpestavano – al solo passo – erano in automatico demanio addirittura Militare.
In questi tre anni di chiacchiere, sostanzialmente, in molti hanno dimenticato che le traiettorie, la dinamica, persino il calibro dei proietti non sono mai stati pienamente provati quali compatibili con le armi in dotazione alle nostre forze da sbarco.
In questi tre anni di fumosità, con in mezzo un bel contratto mezzo sfumato per la fornitura di qualche elicottero, in molti hanno dimenticato che la classe politica ha sostanzialmente mercificato se stessa ponendosi supinamente alla corte del Governo Indiano, gigante economico la cui possenza non può che intimorire una classe dirigente indecisa o – quel che è peggio – visibilmente corrotta su più strati.
Ieri l’ultima strattonata: niente permesso per le ferie Natalizie per Girone.
Calpestata la nostra cultura, le nostre stellette, i nostri diritti, la nostra dignità.
Ecco, allora per molti – quasi una provocazione – risale una idea, forse malsana: che cioè in balia delle Corti e delle Polizie ed infine del Gigante Indiano non siano i due Marò (Latorre nel frattempo s’è beccato una ischemia, Girone Deo Gratias ancora resiste..) ma la nostra intera Repubblica.
Quella che fu grande, dignitosa e piena di contegno accolta nel G7, ora appare una qualunque bambola di pezza nelle mani di un gigante.
L’ottimismo è d’obbligo, ma il realismo impone di ricostituire una spina dorsale e una buona dentatura, in modo tale da dare al gigante almeno un buon morso sul dorso della mano flaccida, indecisa, indegna.
Roberto Loporcaro