Si allarga l’inchiesta di Roma Capitale e si estende addirittura sino alla base Aeronavale della Marina Militare di Augusta.
Nel mirino della Guardia di Finanza (ma, diciamoci la verità, con certe cifre in ballo il mirino non servirebbe, basterebbe anche un guercio) questa volta l’operato criminale di tre sottufficiali della fu Regia Marina e addirittura un Ufficiale (motto dell’Accademia: Patria e Onore).
Le fiamme gialle hanno infatti accertato che l’operato criminoso verteva su forniture fantasma di gasolio (11 milioni di litri per un danno erariale stimato in 7,2 milioni di euro) ad una Nave cisterna – la Victory 1 battente bandiera Nigeriana – addirittura affondata nell’oceano Atlantico nel 2013.
La Guardia di finanza ha inoltre accertato che il carburante veniva fornito documentalmente dalla ditta danese O. W. Supply A/S, titolare di un appalto con il Ministero della Difesa, che si avvaleva della collaborazione di due brokers tricolori.
In tutto questo Mario Leto, capitano di Corvetta della Marina Militare, nonché capo deposito della Direzione di commissariato militare marittimo di Augusta e Sebastiano Di Stefano, primo maresciallo della Marina Militare, capo Reparto Combustibili della medesima Direzione, parrebbe fossero i referenti della associazione a delinquere presso il porto militare di Augusta; i predetti sono stati infatti arrestati perché accusati di aver predisposto tutta la falsa documentazione necessaria alla realizzazione delle fittizie forniture. A tale “squadra operativa” si aggiungevano i marescialli Salvatore De Pasquale e Salvatore Mazzone, i quali a vario titolo attestavano falsamente l’avvenuta consegna del carburante nonchè la sua certificazione.
Ce n’è abbastanza non solo da poter organizzare le esequie della Patria e la dipartita dell’Onore, ma tanto da poter tranquillamente rimpiangere il perduto senso del decoro.
Solo settant’anni fa i predecessori degli arrestati – le cui mostrine erano più che giustamente ornate di stellette – morivano in battaglia per assicurare supporto alle Istituzioni e protezione o comunque attività in difesa dello Stato e dunque, in definitiva, al servizio del Cittadino.
In anni più recenti, tutte le Forze Armate si sono rese fulgido esempio – al di là delle valutazioni politiche sulle missioni – di attaccamento al dovere di servizio e rettitudine fino all’estremo sacrificio (vedasi strage di Nassyria e dintorni).
Oggi, evidentemente, il livello di corruzione non solo dilaga ma si dirama all’interno di tali Enti con un numero colossale di dipendenti lasciando partorire ogni tanto questi incresciosi fatti di cronaca, indicatori all’Estero del complessivo livello civile della nostra Nazione.
Secondo molti allora, obiettivo della Marina Militare e dunque del Ministero della Difesa, , al di là dei processi di selezione e di gestione, nonché degli Organi Giudiziari deve essere ancora una volta quello di ricercare con ogni mezzo il ripristino non solo della legalità ma della strenua ricerca della adesione morale degli incorporati agli effettivi precetti fondanti i principi di adesione e reclutamento nelle forze armate; anche a costo, magari, di “punirne uno per educarne mille”.
Roberto Loporcaro