Matteo Renzi, durante la festa del PD a Genova, si candida ufficialmente alla guida del Partito Democratico: “Ci sto facendo un pensierino, io sono disponibile ma mi devono votare gli elettori”. Il Sindaco di Firenze strizza l’occhio al popolo del PD al quale promette una “rivoluzione radicale” nella società, nel partito e nel Governo. Il giovane Renzi si propone anche come statista quando intende, con la sua leadership, sostituire al “cacciavite” usato dagli ultimi premier, le “idee” della sinistra che deve tornare a vincere.
Renzi conosce il linguaggio della comunicazione e soprattutto le sofferenze di quell’elettorato storico di sinistra che, soprattutto negli ultimi anni, si è visto abbandonato dai dirigenti di partito che hanno, spesso, disatteso i desideri della base in nome della “governabilità”. Renzi conosce il popolo della sinistra e quando lancia l’ipotesi di eliminare tutte le correnti, compresa la sua, riceve l’approvazione della platea. Gioca con il suo seguito quando definisce i “renziani” bisognosi di un “trattamento sanitario obbligatorio”.
Spazio alle idee dunque e stop ad “un partito chiuso” in se stesso e “nella paura”. Si rivolge ad Epifani che ha l’obbligo morale di fissare quanto prima la data e le regole del Congresso del PD, l’unico momento in cui il partito può ritrovare quella mentalità culturale che spezzi “la rassegnazione e il conservatorismo” e faccia della “politica una cosa bella” a patto che “dia speranza e fiducia”.
E’ carico il Matteo di Firenze quando si rivolge ai disoccupati: “Dobbiamo investire sul lavoro non per tutelare i soliti ma per dare una mano a chi lo perde”. Certo Renzi usa bene le parole, alle quali devono seguire i fatti. Ma i fatti gli potranno dare ragione solo se riuscirà a guidare un Governo. Per questo ipoteca il futuro: “Noi siamo generosi – ironizza – abbiamo realizzato l’unica promessa elettorale di Berlusconi mantenuta. Ma ora che sull’Imu l’hanno vinta loro vogliamo portare proposte serie su semplificazione, giustizia sociale e legge elettorale. Portiamo le nostre idee al Governo”.
La sfida è stata lanciata, ora serve il Congresso e soprattutto il voto degli italiani.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it