Se parliamo di un film di Terrence Malick, è superfluo soffermarsi sulla trama in quanto tutta la filmografia del cineasta è basata sulle suggestioni e commistioni di musica, immagini e parole. Il regista americano, considerato il più filosofico di tutti i suoi colleghi hollywoodiani, è abile nel creare unicum concettuali di senso e nell’infondere nelle sue opere il suo pensiero, celandolo dietro visioni ultraterrene o gesti quotidiani
Dopo aver esplorato i quesiti sulla genesi dell’universo con The tree of life, che gli sono valsi la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2011, Malick ritorna dietro la macchina da presa con To the wonder, mescolando trascendente e immanente in un riuscito mix di delicatezza e profondità.
Ad essere interrogato, questa volta, è essenzialmente l’amore: quello che si cerca nel contatto mistico con Dio e quello più concreto tra un uomo e una donna. Il primo è estrinsecato dalla figura di un sacerdote alla ricerca di quella luce spirituale che rinvigorisca la sua fede e, come una fonte sorgiva, inondi il ruscello quasi prosciugato della sua attuale condizione di credente. L’uomo di chiesa è, infatti, dubbioso sulla presenza divina che si manifesta nell’effettiva assenza fisica e materiale di Cristo tra gli uomini, e la invoca sussurrando: “abbiamo sete!”.
Il secondo tipo d’amore è, invece, quello sentimentale degli afflati sospesi, delle carezze desiderate, delle corse sulla sabbia e, soprattutto, delle parole, delle eterne promesse, delle illusioni fugaci. Questa tematica è sviluppata intorno alla vita di una coppia che, inevitabilmente, farà i conti con “l’amore che ci rende Uno”, con l’amore che non ha bisogno di nient’altro e, anche, con l’amore che distrugge se stesso.
Leitmotiv di tutta la pellicola è l’acqua: quella vitale fonte di vita, quella che fa da cornice alla romantica Saint Michel ma anche l’acqua contaminata, simbolo dell’amore intaccato nella sua essenza. Il regista, inoltre, si serve della voce fuoricampo, segno distintivo del suo cinema, per esprimere la sua poetica con semplici ed efficaci parole. La musica, evocativa e ammaliante, accompagna la mdp che percorre gli immensi spazi dei campi di spighe di grano, si sofferma sull’ombra della Terra sul cielo, segue l’innalzarsi della marea mentre Malick, con un sospiro, ci suggerisce: “la vita è un sogno!”
Trailer su http://www.youtube.com/watch?v=VQCArKnEju0
Giovanni Boccuzzi