Grande concerto quello che si è tenuto sabato 11 febbraio a Bari presso il Teatro FORMA. Tutto esaurito per i James Taylor Quartet, quattro musicisti doc che con il suono caldo dei loro strumenti hanno costruito oltre un ora e mezza di musica e spettacolo. Accanto ai pezzi storici della band i JTQ hanno presentato brani tratti dall’ultimo loro lavoro discografico “The Template” spaziando con eleganza e soprattutto naturalezza dal soul al funk, dal jazz allo spy Movies, contaminando il tutto con sonorità tipiche dell’ R’n’B.
Uno spettacolo davvero grandioso che è riuscito a regalare emozioni intense e tanta adrenalina ad un pubblico inizialmente ingessato, a tratti freddo e fin troppo composto. Le prime note di “Home Is Where The Hatred Is” hanno rappresentato un tuffo nel miglior jazz-funk. Una cover version ben rivisitata dal gruppo in cui le sonorità sono rimaste graffianti e in cui James Taylor con il suo organo ha ben esplorato alcuni dei suoi timbri migliori per omaggiare il grande Gil Scott-Heron. Dopo “Home Is Where The Hatred Is” e “Pressure Gauge” il pubblico si è scongelato e ha giocato con James Taylor prestandosi a improvvisati quanto divertenti duetti. La band composta da Chris Bestwick (chitarra elettrica), Gary Crockett (basso elettrico) e Neil Robinson (batteria) accompagna da ben 25 anni un genio dell’organo hammond cioè James Taylor, un musicista che governa il proprio strumento in modo quasi surreale. Più che suonare l’hammond, James Taylor “gioca” con esso e ne fa uno strumento che finisce per caratterizzare prepotentemente la musica del quartetto.
La serata ha regalato ai fortunati convenuti un repertorio interessante e variegato, oltre a confermare James Taylor nelle vesti di artista dalle inconfondibili doti di abile autore e ironico entertainer; doti rese ancor più evidenti dalle performance calde e avvolgenti dei suoi colleghi strumentisti. Un’esibizione accattivante quella del Teatro FORMA che ha catapultato il pubblico nella magia degli esordi della band, quando, grazie ad un jazz-lounge ricco di raffinate soluzioni armoniche e strumentali, impose un sound e un genere musicale nuovi. La critica, per definirne lo stile, si vide obbligata a coniare un nuovo termine: Acid Jazz. Da allora la JTQ ne è diventato il gruppo-simbolo.
Bella e intrigante è stata la voce della cantante solista Yvonne Yanney che ha ben interpretato i pezzi cantati, tingendoli di sonorità blues davvero superlative. La cantante ha poi scherzosamente duettato con le sferzanti improvvisazioni dell’organo di Taylor.
Nel finale “The Theme from Starsky & Hutch”, autentico cavallo di battaglia della band, ha definitivamente liberato il groove e il ritmo si è fatto talmente incalzante che James Taylor alzandosi dall’organo ha invitato il pubblico ad sollevarsi dalle poltrone e radunarsi ai piedi del palco per ballare. Gli spettatori, ormai contagiati dal beat della band quasi non aspettavano altro. Si sono riversati sotto il palco per liberare con tanta naturalezza la voglia di fare festa in nome della bella musica di qualità.
Antonio Curci