L’Ateneo barese in rotta per la riscossa, il rinnovo e la rinascita. Si spera. Dopo aver sfiorato il collasso nel 2013 (con un deficit nelle casse di 32 milioni di euro), si tracciano nuove direttive per raggiungere il riequilibrio finanziario e rinnovare l’organizzazione dell’Università barese. E’ di ieri pomeriggio l’approvazione del Senato accademico del piano strategico del 2014-2016, un documento che racchiude i nuovi obiettivi che l’Ateneo barese si è posto di perseguire. Si guarda all’offerta didattica, alla sua sostenibilità finanziaria, alle risorse umane e alla ricerca.
La situazione economica che vede protagonista l’Ateneo barese è, da qualche anno, traballante: il 2012 si chiuse con un disavanzo d’esercizio di 20 milioni e 752mila euro, mancando di molto l’obiettivo del risanamento che l’amministrazione accademica si era prefissata di raggiungere entro il 31 dicembre. Il piano triennale di rientro, elaborato nel 2010 per riportare i conti in ordine, prevedeva infatti un avanzo di 10 milioni di euro entro la fine del 2012. Da anni rettorato e professori, amministrazione e personale, sono nell’0cchio del ciclone e, negli ultimi anni, si sono abbattute sull’Ateneo fiumi di critiche e proteste. Si pensi agli sprechi: auto blu concesse al rettorato, ingenti gettoni di presenza rilasciati ai senatori accademici come ai consiglieri di amministrazione, il cui ammontare va ben oltre i valore di un semplice rimborso spese, i numerosi beni immobiliari di proprietà dell’Università che giacciono inutilizzati (si pensi solo allo Student Center di via Camillo Rosalba), i famigerati progetti cosiddetti “50 firme”, molti dei quali, pur venendo lautamente retribuiti da fondi universitari, non vengono portati a termine dagli stessi promotori, sale computer e strumentazione tecnologica inutilizzata nelle aule dell’Ateneo. Per non parlare di struttura e pulizia: all’Università regnano sovrane immondizia e sporcizia, muri imbrattati nei corridoi e materiale didattico deteriorato.
Per risanare il gap finanziario venutosi a creare nei fondi universitari, il nuovo rettore Uricchio propone una forte azione di contrasto all’evasione delle tasse universitarie ed una loro revisione sulle fasce medio-alte. Ma non è previsto alcun aumento della tassazione per i meno abbienti. Altro punto focale della missione dell’Ateneo di Bari è l’apertura al territorio e agli attori che operano nel settore del sociale, come il mondo del volontariato e del no-profit. Si è finalmente giunti alla conclusione che l’Università non debba essere solo una fabbrica di titoli, ma ci si deve preoccupare anche di individuare percorsi formativi strettamente connessi al mondo del lavoro. Una novità in questo senso è l’isituzione dell’agenzia per il Placement. “Si tratta di uno strumento di avviamento al lavoro per i nostri laureati: aiuterà a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il pool dell’agenzia farà continue indagini sui bisogni di mercato e sulle professionalità necessarie per soddisfarlo” afferma Uricchio. Un’Università, quindi, che verrebbe finalmente modellata sulle esigenze del mondo del lavoro e che formerebbe effettivamente gli studenti preparandoli ad entrare in un ambiente lavorativo. Si immagina anche di realizzare dei mini-master dalle tre alle sei settimane. L’ultimo punto della mission del rettore barese è rendere l’ateneo una realtà eco-compatibile, una reaòtà verde ed hi-tech. Si pensa alla realizzazione di isole ecologiche, colonnine per le auto elettriche e pannelli fotovoltaici.
Questi i punti della “riforma” che il rettore Antonio Uricchio mira ad attuare nei prossimi due anni. Nella speranza che non siano semplici proposte destinate a morire sulla carta.
Chiara De Gennaro
c.degennaro90@tiscali.it