Bari – “Ascolta un consiglio spassionato. Se non vuoi finire con la faccia bella che tieni nell’acido, dì all’amore tuo di lasciare il posto di speaker. E stai muta”. Con questa inquietante minaccia, un profilo Facebook anonimo (e poi immediatamente cancellato) ha contattato la compagna di Max Boccasile, speaker della squadra di calcio barese.
Occorre dire che i rapporti tra Boccasile ed un gruppo di ultras non sono mai stati idilliaci. Alcune incertezze nella presentazione della squadra agli esordi, infatti, gli hanno causato violente critiche da parte di una fazione di tifosi. Da allora, sono partite accuse e calunnie nei confronti dello speaker barese, le quali sono poi culminate con questa minaccia anonima via Messanger.
Per quanto Boccasile abbia sopportato in silenzio queste accuse, ora non ci sta più. Per il bene della sua compagna, dei suoi cari e della propria persona, lo speaker del F.c. Bari ha deciso di abbandonare il suo ruolo nella società, pur ribadendo la volontà di denunciare la vicenda per vie legali. “Avete vinto voi, non ho più intenzione di fare lo speaker del Bari”: dichiara Boccasile.
Egli aggiunge poi: “Chi mi ha dato del raccomandato, chi ha scritto sulla sua pagina Facebook che ‘se lo incontro per strada devo cambiare strada’, chi mi ha dato del microfonista: e badate, anche i vostri silenzi sono sassi scagliati contro di me”.”Non ho tolto il posto di lavoro a nessuno, cosa che invece altri stanno tentando di fare ora con me. Ringrazio il presidente Giancaspro per l’opportunità che mi ha dato, ora devo pensare a tutelare la mia compagna, me e i miei affetti. Siete andati oltre ogni limite, siete dei miserabili”.
Le tifoserie ultras sono, da sempre, una delle pagine più cupe della nostra società. Non appare infelice concepire determinati atti di violenza, da parte di questa fetta della comunità, come forme di “fondamentalismo calcistico”. Questo sport si fa religione, agli occhi di chi crede di esserne il sacerdote. Come in ogni estremismo però, la fede accieca ed offre spazio all’intolleranza, violenta e gratuita. Max, sventato il pericolo di morte, dovrà per tanto riabbracciare il suo incarico, che è anche la sua passione: unica fede che non ammette l’odio.