La prima volta per un sito Palestinese. Israele: “Decisione politica”, USA: “profondamente delusi”
Il 29 giugno 2012 il Comitato per il patrimonio dell’Unesco, composto di 21 membri ha recepito la proposta dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) – presentata con procedura d’urgenza – di includere la Chiesa della Natività e il percorso del pellegrinaggio a Betlemme tra i siti Patrimonio mondiale dell’Umanità. La ratifica comprende la Chiesa della Natività, risalente all’imperatore romano Costantino nel IV secolo e restaurata nel VI secolo sotto Giustiniano, tre monasteri vicini e il Percorso del Pellegrinaggio. I visitatori che hanno affollato le vie di Betlemme nel 2011 sono stati circa due milioni.
La votazione è terminata con 13 voti favorevoli, 6 contrari e 2 astenuti. E’ la prima volta che un monumento situato nei Territori Palestinesi (Cisgiordania) ottiene il riconoscimento dell’Unesco. Questo evento ha riaperto accese polemiche, dopo che, nell’ottobre scorso, la Palestina era entrata a far parte dell’Unesco, l’organismo dell’ONU per la Scienza, l’Educazione e la Cultura. La votazione è stata accolta con un lungo applauso e ha visto la delegazione palestinese in festa.
”Il popolo palestinese – ha commentato Hanan Ashrawi a nome del comitato esecutivo dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) – accoglie con gioia questa decisione, come un momento di orgoglio nazionale e una conferma dell’unicità e della ricchezza della propria identità e del proprio retaggio”. La polemica riguarda principalmente la richiesta d’urgenza da parte dell’autorità Palestinese, la quale l’ha motivata con lo “sfacelo e il degrado” del sito, conseguenza tra l’altro delle imposizioni “delle forze di occupazione” israeliane. Evidentemente l’Unesco ha ritenuto valida tale motivazione. L’ambasciatore USA a Parigi, David Killion, ha dichiarato che “la procedura d’urgenza connessa a questa richiesta è solitamente riservata a casi estremi, soprattutto quando un sito è a rischio di distruzione imminente, ed è stata usata solo quattro volte e solo in casi estremi, seguendo le raccomandazioni del Consiglio” internazionale sui monumenti e sui siti. L’Ambasciatore ha, inoltre, affermato che l’Unesco “non dovrebbe essere politicizzato”. Anche il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha criticato la decisione “determinata da motivi politici e non culturali… invece di progredire verso la pace, i palestinesi procedono con mosse unilaterali che allontanano la pace”.
Il primo ministro palestinese ha osservato che la decisione dell’Unesco rafforza la determinazione dei Palestinesi di operare per la creazione di uno Stato indipendente entro i confini del 1967. Ha ribadito Ashrawi che “Israele dovrà sottomettersi al diritto internazionale e ai trattati”. Da parte loro, l’Olp s’impegna a proteggere e preservare quei siti che “hanno un significato universale, non solo per il Cristianesimo ma per tutta l’umanità”.
Maria Raspatelli