Il pomeridiano “Tributo a Rosi”, tenutosi nel Teatro Margherita alla presenza di Felice Laudadio, Giuseppe Tornatore, Ettore Scola e Carolina Rosi, è stato incentrato su Io lo chiamo cinematografo, un libro-intervista su Francesco Rosi, a cura di Tornatore.
“Si tratta di un libro originale, in quanto i due registi si stimavano e l’intervistatore era molto stimato dall’intervistato”: è stato il commento introduttivo di Ettore Scola.
Carolina Rosi, figlia del regista recentemente scomparso, e attrice in molti suoi film ha dichiarato: “Mio padre non ha mai creduto nei provini, sapeva cosa voleva dagli attori e aveva fiducia in se stesso. Riusciva – prosegue l’attrice – a far emergere dagli interpreti quello che gli interessava”. Con commozione, Carolina Rosi ringrazia Tornatore per il lavoro svolto accanto al padre: “Vorrei che Tornatore aggiungesse Rosi al suo cognome, tanto è preparato su mio padre. E lo ringrazio perché l’ha tirato fuori da un brutto periodo (la morte della moglie, ndr), facendogli ritornare la voglia di vivere”.
A questo punto, prende la parola Giuseppe Tornatore che ricorda il periodo di due anni e mezzo impiegato per intervistare Rosi. “Da ragazzo sognavo di frequentare una scuola di cinema, ma non fu possibile e dovetti studiare da autodidatta. I due anni e mezzo accanto a Rosi – continua il regista di Nuovo cinema Paradiso – sono stati la mia scuola. L’idea del libro è nata per aiutare Franco ad uscire dal suo periodo di dolore, ma personalmente quest’esperienza mi è servita per colmare la frustrazione di non essere andato a scuola di cinema”. “Con Rosi mi sono sentito un alunno – prosegue Tornatore – lui era il Professore e amava parlare molto del suo cinema”. Il regista siciliano svela che Rosi era anche “molto crudele con se stesso e spietato con ciò che non era venuto bene nei suoi film”.
“Francesco Rosi – ha aggiunto Tornatore – conosceva tutte le astuzie per mettere in scena l’analisi del contesto della storia scritta sul copione”. Secondo Rosi “il contesto non doveva essere necessariamente visualizzato, ma andava studiato e conosciuto da parte degli attori”. Inoltre, per Francesco Rosi “la sceneggiatura non deve essere scritta lontano dai luoghi dove si svolge la storia”.
Giuseppe Tornatore mostra tutto il suo apprezzamento per la filmografia di Rosi, e in particolare per Salvatore Giuliano, un film che ha inventato “una nuova grammatica del linguaggio cinematografico”.
Il regista siciliano ricorda una conversazione con Francesco Rosi, incentrata sui problemi del nostro Paese. A tal proposito, il regista di Salvatore Giuliano sosteneva che “per rimettere in piedi l’Italia occorre iniziare dalle scuole, dove è necessario educare i bambini ad un rapporto civile con gli altri e con le istituzioni”.
Conclude l’incontro Felice Laudadio, direttore artistico del Bifest, raccontando un aneddoto su Rosi: “Franco odiava i dvd. Una volta, a sua insaputa, organizzai una proiezione di un suo film sul supporto digitale. Al termine del film – continua Laudadio – gli svelai che si trattava di una copia in dvd, allora Franco esclamò soddisfatto: “Se i miei film vengono così, allora li voglio tutti in dvd”.
Giovanni Boccuzzi